Caro Dino,

Libero di non credere, ma appartengo a quella scuola di pensiero, che vede la stessa cosa nello stesso modo indipendente da chi la fa. Mi spiego meglio: non sono fortunatamente affetto, da quella “malattia ideologica” che fa vedere le stesse cose in maniera diversa a secondo di chi le fa. Per cui: non ho difficoltà a dire che la tua indignazione è ben motivata, e se le cose stanno e non ho motivo di dubitare come tu dici, è anche la mia. Né ho difficoltà a dire che sono cose che sarebbe stato meglio evitare, senza nulla togliere alla qualità delle persone alcune delle quali non ho ben identificato dai tuoi riferimenti. Sarebbe stato meglio non fare, per ragioni di opportunità politica, trattandosi di primi atti di indirizzo politico, che potrebbero gettare ombre su una vittoria arrivata all’insegna di una gridata “discontinuità”. Il fatto è che queste cose rappresentano la “normalità”, non meravigliano e non scandalizzano più di tanto. Sono, ahimè, la politica. Sono cose che vengono quotidianamente ripetute da maggioranze di ogni colore politico e che a ben guardare sono radicate in ogni schieramento. Che gli elettori ormai mettono preventivamente in conto, consapevoli che arriveranno prima o poi, insieme alla velata speranza che non siano le uniche cose a farsi. Ti faccio una domanda: ferma restando la mia netta condanna sulle scelte politicamente fatte, quanti hanno titolo a indignarsi ? Abbiamo una cosa in comune caro Dino: lo sconforto sociale. E un’altra ancora: nessuno ce lo può togliere.

20/06/2010                                                                                                                                                                                   PIERO D’ERRICO


Caro Piero,

il mio sconforto è calato. In giro cresce la deplorazione ed è un buon segno. Non parliamo ancora di masse oceaniche indignate ma di qualche centinaio di “incazzati” certamente. Ovviamente, in questa categoria occorre inserire anche i protagonisti del vergognoso nepotismo. C'è chi, per esempio, mi ha fatto notare di avere un legame di parentela con un componente della Giunta ma di appartenere ad un partito diverso da quello dell'assessore. Non sono riuscito a cogliere la sottile distinzione ma voglio darne atto all'interessato. C'è un'altra cosa che ci accomuna, Piero: non sappiamo chi potrebbe lanciare la prima pietra ma sicuramente conosciamo molti candidati a scagliare la seconda. (d.v.)