----- Original Message -----
From: Piero
To: 'Dino Valente'
Sent: Tuesday, September 01, 2009 8:13 PM

Verità vere e verità supposte.

 

Galatina, 01 Settembre 2009 - Diceva il principe Antonio De Curtis in arte il grandissimo Totò : < Esistono due tipi di verità. Le verità vere e le verità supposte. Ora se lasciamo da parte le verità vere, le supposte dove le mettiamo?> .

E’ proprio delle verità supposte che vorrei parlare anche perché, ahinoi, di verità vere se ne vedono poche in giro.

 Orbene o Ormale, a secondo dei punti di vista, 11 consiglieri si ritrovano in piena estate a Palazzo Orsini a mò di scampagnata da ritrovo di componenti del vecchio e glorioso  (il proprio è sempre il vecchio e il più glorioso) 3° C e firmano compatti le proprie dimissioni facendo cadere la Giunta Antonica.

Non è cosa certamente di tutti i giorni siffatto coeso cameratismo come non è cosa di tutti i giorni che qualcuno possa vedere in questo atto qualcosa di privato tanto da essere indotto a ritenere violazione della propria privacy il fatto che qualcuno abbia ripreso l’avvenimento e l’abbia pubblicizzato attraverso il suo inserimento su You Tube.

 Capisco come ormai il clima da Repubblica delle Banane permeato dalla totale insofferenza ad ogni forma di critica instaurato dal berlusconismo e dai berluscones stia portando a convinzioni alquanto pericolose per la nostra democrazia in quanto si sta creando una concezione artefatta del privato ed una confusione opportunistica tra pubblico e privato.

 Siffatta confusione sta, ad esempio, portando il nostro premier a vedere fantasmi e congiure ovunque tanto da farlo giungere persino a querelare il giornale “La Repubblica” per il solo fatto di avergli rivolto 10 domande a cui egli non ha voluto rispondere oppure a querelare alcuni giornali stranieri come lo spagnolo El Pais ed il francese Nouvel Obs  per presunte diffamazioni nei suoi confronti oppure, ancora, a giungere ad ordire e poi far pubblicare (altro che far finta di dissociarsi) sul suo giornale di famiglia “Il Giornale” dal pasdaran Vittorio Feltri un bieco e meschino attacco all’Avvenire, nella persona di padre Dino Boffo colpevole, a suo dire,  del delitto di lesa maestà per aver fatto notare al premier che un uomo pubblico, qual è il presidente del Consiglio, deve rappresentare in ogni momento la sommatoria dei valori di una nazione sia nelle manifestazioni  pubbliche che in quelle private non esistendo per tali uomini una delimitazione o una differenza marcata tra sfera pubblica e sfera privata.

 Insomma la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto come dicevano i nostri patres intendendo con ciò che l’uomo pubblico deve essere sempre portatore di virtù e moralità per non offrire il fianco ad alcun attacco da parte dei nemici della Res Pubblica.

Il nostro premier, di quella antica saggezza, ha arraffato purtroppo soltanto la verità supposta, quella a lui più conveniente e cioè quella che il tutto fosse riferito alla sola signora Veronica Lario (moglie di Cesare) mentre lui, essendo Cesare, poteva tranquillamente concedersi tutti gli svaghi e sollazzi di questo mondo e se qualcuno si fosse permesso di metterci il naso si sarebbe beccato una denuncia per diffamazione e violazione della privacy.

 Torniamo ora, però, ai fatti di casa nostra che sicuramente saranno stati contagiati da questi <equivoci>  nazionali di interpretazione su cosa debba intendersi per pubblico e cosa debba intendersi per privato e quale sia il limite che debba distinguere l’uno dall’altro.

Di sicuro, in ogni caso, non sarà mai un atto privato la presenza di un consigliere comunale a Palazzo Orsini che protocolla le proprie dimissioni ed è per questo motivo che non intendo offendere l’intelligenza dei consiglieri comunali dimissionari neanche facendomi sfiorare dal solo sospetto che possa essere stato uno di loro a chiedere a You Tube l’eliminazione del video <perché  invasivo della privacy>.

Sono maggiormente portato a pensare che il video in oggetto abbia ripreso oltre ai consiglieri ed insieme ad essi anche qualche soggetto privato che si trovava in quei frangenti con i consiglieri ed in questo caso avrebbe avuto tutte le ragioni di questo mondo a chiedere il rispetto della sua privacy non essendo nell’espletamento di nessun atto di pubblica rilevanza.

Supponiamo per un attimo che il <privato> fossi io e che quindi avessi poi voluto successivamente tutelare la mia privacy.

Avrei avuto certamente tutto il diritto di farlo senza che nessuno me ne potesse fare una colpa ma resterebbe però inspiegabile e di dubbio gusto l’aver fatto ricorso all’anonimato per tutelare il mio legittimo diritto ed anche, e principalmente, il non aver spiegato la casualità del mio essere tra i consiglieri comunali a Palazzo Orsini in quella circostanza per cui intendevo difendere la mia privacy.

 Nel filmato incriminato ho udito distintamente qualcuno, non so chi, che invitava Dino Valente ad allontanarsi dalla stanza protocollare dicendogli che non aveva il diritto di riprendere quanto si stava verificando.

A maggior ragione chiedo, a chi aveva rivolto quell’invito a Dino Valente come mai si fosse poi consentito a chi non fosse consigliere comunale di essere presente all’atto di protocollo delle dimissioni.

 A quale titolo? Con quale diritto?

Questo dovrebbe essere spiegato perché se questo soggetto avesse avuto a qualsiasi livello il titolo che gli conferiva il diritto di poter partecipare ai fatti gli verrebbe meno quello di poter chiedere la tutela della propria privacy mentre tutto lascia presupporre che egli non avrebbe dovuto o potuto essere lì e ciò spiegherebbe anche l’anonimato ed il perché della sua richiesta quale tentativo di eliminare ogni prova della sua presenza in quel contesto che, purtroppo per lui, era stato registrato e reso pubblico.  

 Infine due parole sull’anonimato, su questo tanto vituperato anonimato.

L ’informazione <virtuale> con i suoi blog, i suoi forum, le sue Com hanno portato molti alla conoscenza ed all’utilizzo di  un  <nickname> termine con cui si definisce uno pseudonimo e dietro al quale si cela l’identità di una persona e serve per farsi riconoscere  sempre da tutti gli altri componenti di quella comunità virtuale.

Non voglio entrare nel merito della giustezza o meno, della legittimità o meno, della correttezza o meno dell’uso di un nickname in quanto sono e resto convinto che il confronto va fatto tra due o più idee e non tra due o più nomi ed un’idea deve essere valida solo in quanto lo è tale e non perché viene espressa da Pinco o da Pallino.

Voglio invece evidenziare come a turno venga attaccato qualcuno per il suo anonimato quando questo qualcuno dice qualcosa che non piace poi, però, a turno sembra tornare comodo e non si ha nulla da ridire quando l’anonimo e un nostro fan e tesse lodi sperticate per il nostro orticello ed i suoi prodotti.

Naturalmente peggio di peggio quando dell’anonimato se ne fa uso, come nello specifico,  per portare un attacco alla democrazia ed alla libertà di informazione.

                                                                                                                                                                                  Pietro Zurico