CREDO NEL PROGETTO DI ROBERTA FORTE

di Gianluca De Donno

Che la scelta della sinistra galatinese di correre da sola alle prossime comunali sia dovuta principalmente a questioni di metodo nella scelta del candidato della coalizione di centro sinistra è fatto piuttosto noto. Ciò non toglie che la questione abbia, a mio avviso, un risvolto politico comunque importante. L’idea di una sinistra autonoma, autonoma nel senso più autentico del termine, che cioè si dà da sé delle norme di condotta, al di fuori di vincoli di coalizione in cui è il vicino scomodo, il più facilmente attaccabile, riferita al contesto locale e al progetto politico di Roberta è un segnale forte su cui urge riflettere e, in fondo, a cui dare risposta . Dare risposta perché credo che lungi dall’essere scelta a vocazione minoritaria, rassegnazione a essere opposizione, è invece presa di posizione netta, abbozzo di un progetto politico che potrebbe dar vita a molteplici prospettive e ripresa di un discorso troppo tempo fa interrotto.

Interrotto dalla crisi d’identità successiva al naufragio delle politiche del 2008, dall’asfittica mancanza di prospettive, dalla inadeguatezza dell’apparato dirigente dei partiti di sinistra;a livello locale, invece dall’aver dovuto combattere una battaglia logorante di compromessi che non hanno giovato.

La battaglia di Roberta è tentativo di recuperare tutto quello che si è perso: lo si percepisce nei suoi discorsi, nelle conversazioni che si ha il piacere di avere con lei, guardando col senno di poi in tutta la sua storia da assessore. Recuperare chi non si è saputo o voluto ascoltare, recuperare chi non si è saputo rappresentare, recuperare un discorso inclusivo e non elitario, recuperare un linguaggio semplice e diretto e non ripiegare nei soliti discorsi pseudo-intellettuali, essere sinistra per la gente comune e non sinistra per quattro rivoluzionari falliti. Il tutto accompagnato da una forte passione civile che va risvegliata, che deve essere contagiosa, che deve essere testimonianza quotidiana che si perda o che si vinca: serviva una scintilla ora bisogna proseguire. Tutto questo lo vedo nella volontà di mettere i giovani al centro di ogni prospettiva di sviluppo, nel non voler lasciare loro come unico sbocco l’arruolamento, nella volontà di puntare sull’agricoltura innovativa, moderna, di promuovere lo sviluppo agricolo come passaggio necessario per qualsiasi sviluppo economico della nostra terra, nell’avere capito che il sostegno al piccolo artigiano, al piccolo commerciante sono necessari. Per stare sempre dalla parte di chi lavora e di chi vive nella fatica del lavoro. Rischio di scivolare nella retorica ma l’entusiasmo nel progetto è sincero, perché credo nelle persone che lo hanno reso vivo. La Federazione della sinistra a livello nazionale non mi entusiasma per nulla, e non vedo grandi prospettive: non posso pertanto essere accusato di partigianeria o perlomeno non di eccessiva partigianeria. Mi sembra semplicemente che per le persone coinvolte, per le idee affermate, per la voglia, questa scelta politica che molti hanno definito suicidio il solito petulante esempio di settarismo radicale vada sostenuta, che valga la pena di crederci fino in fondo, anche al costo di esserne delusi. Ma con un avvertimento: se tutto quello che ho scritto è vero, se davvero ci si crede questo deve essere solo l’inizio e il difficile sarà riconfermare ogni giorno nel quotidiano gli intenti proclamati, per rifondare davvero la sinistra. Altrimenti sarà l’ennesima illusione di cui francamente non sento il bisogno.