L’ULTIMA
SPIAGGIA: L’ABBANDONO DELLA MONETA EUROPEA
di
Alberto Cacciatore
La
deflagrazione della crisi finanziaria che ha colpito le economie
occidentali si sta dimostrando sempre più seria e impetuosa.
Nonostante le banche centrali abbiano quasi incessantemente operato
interventi di quantitative easing (cioè la creazione di denaro per
acquistare direttamente i titoli di stato) per aiutare i governi in
difficoltà, purtroppo questa cascata di moneta fresca non ha
generato apprezzabili cambiamenti nella massa monetaria.
Questo
perché, il nuovo denaro, invece di essere messo in circolazione per
ossigenare l’intero sistema, è andato a finire principalmente
all’interno dei bilanci delle banche in difficoltà al fine di
risanarli.
All’orizzonte
a questo punto sembra affacciarsi una forte deflazione che potrebbe
essere veramente molto pesante visto l’imperativo dettato dall’UE
di ristrutturare i bilanci e tagliare la spesa pubblica degli Stati.
L’unico
modo forse per venirne fuori da questo stallo economico, come ha
fatto notare anche lo stesso Premio Nobel per l’economia Joseph
Stiglitz, è quello di immaginare un nuovo scenario che, per
quanto
sconcertante, può dare il via ad una effettiva ripresa.
Il
nuovo scenario al quale allude Stiglitz è la fine del sistema
monetario europeo così com’è oggi per essere ripensato senza la
Germania la quale, tirandosi fuori dalla moneta unica, consentirebbe
all’euro di svalutarsi e darebbe d’un colpo la possibilità agli
altri paesi di tornare a crescere.
Il
marcato squilibrio delle economie di molti di loro non consente
infatti al momento di vedere soluzioni differenti da quelle
ipotizzate dal premio Nobel. Purtroppo se non si dovessero attivare
misure così drastiche, il perdurare di un alto valore dell’euro porterà
prima o poi di sicuro qualche paese al collasso generale.
Certo
per molti sembra quasi assurdo pensare di poter abbandonare la moneta
unica così fortemente voluta e sostenuta con certezza per tanto
tempo ma, in un quadro economico di recessione come quello che si va
delineando, la riduzione della spesa pubblica e la pressione fiscale
rischia di agire pesantemente sull’economia reale abbattendo
fortemente i consumi.
Siamo
in sostanza nella situazione “della
trappola della liquidità”
già ipotizzata negli anni ’30 dal famoso economista inglese John
Maynard Keynes nella quale non è più possibile abbassare i tassi
di
interesse per svalutare la moneta e quindi l’ultima spiaggia per
farlo con l’euro potrebbe essere quella di rinunciare alla
Germania.
D’altra
parte come è stato fatto notare in più occasioni dagli economisti,
la moneta unica non rispecchia più in maniera coerente l’intera
Europa. Per capirlo basta riflettere su come molte delle economie dei
vari paesi dell’unione viaggiassero già da molto tempo a ritmi e a
velocità differenti.
Questo
ha provocato uno squilibrio strutturale che inevitabilmente oggi
presenta il conto.
Se
pensiamo ad esempio alla Germania che è il pezzo forte (in termini
economici) dell’UE, vediamo che la stessa si appresta a chiudere
l’anno, secondo una stima del FMI, con una crescita del +3,3%.
Si
tratta del tasso di crescita più elevato dai tempi della sua
riunificazione. Nel quadro macroeconomico generale è di certo un bel
risultato. Mentre altri paesi come l’Irlanda e la Spagna, rischiano
seriamente e ormai apertamente di precipitare nell’abisso.
Una
svalutazione dell’euro per questi paesi è quindi l’unica
possibilità che hanno per rilanciare in una chiave inflazionistica
le loro economie e ricominciare a crescere.
Infatti,
come è stato opportunamente fatto osservare, in questa ingarbugliata
situazione economico-finanziaria forse per l’UE è meglio che si
svaluti l’euro che far rimpiangere e magari far rispolverare
vecchie monete nazionali.
Milano,
24/10/2010
http://assaggidieconomia.blogspot.com