Quando una sconfitta è più salutare della vittoria......
La classe dirigente di un partito dopo una sonora sconfitta elettorale
dovrebbe interrogarsi sulle cause della disaffezione al voto derivata per una
crescente apatia e dalla evidente diffidenza verso le scelte operate. E’ sotto
gli occhi di tutti come le ragioni della sconfitta sono da ritrovare nello
scetticismo nei confronti di aggregazioni poco trasparenti o dal recente
trascorso alquanto chiacchierato, nonché dalla totale sfiducia verso quella
clesse dirigente poco vicina al popolo. L’elettore ha dimostrato di non farsi
più abbindolare dalle chimere elettorali ed ha bocciato il criterio della
imposizione dall’alto del candidato. Ne sono prova i ripetuti successi, prima
alle primarie e dopo alle regionali, di Vendola, che con la sua forza, con le
sue novità, con la sua leaderschip e non meno con le sue idee ha saputo
conquistare il popolo della sinistra. Non così nel centrodestra dove il
candidato proposto dal vertice era il garante dell’apparato, il puntiglioso
amministratore delegato al servizio del “sempre di turno”, privo di carisma
comunicativo, ma soprattutto senza capacità di leaderschip. Le cause di una
sonora sconfitta non sono certo da attribuire al piccolo Palese, che di più non
poteva raccogliere. L’implosine che si sta sviluppando nel centrodestra è il
segnale di una serie di scelte sbagliate e di una evidente conflittualità
interna, che dimostra come, quando manca una classe dirigente, le mediocrità
non possono da sole gestire una aggregazione di forze politiche che hanno avuto
valori, ideali e tradizioni diverse. Il risultato del contratto associativo
del 30 e 70 % di fatto ha fagocitato la forza minore ed A.N. è del tutto
scomparsa. Di chi la colpa? Non certo di chi se ne è andata per la sua strada!
Troppo comodo addossare la responsabilità all’Adriana sol “perché ci ha
lasciato”. Né tanto meno come stanno facendo alcuni pseudo politicanti che
attribuiscono le cause della sconfitta chi a Fitto, chi ai parlamentari, chi ai
dirigenti, e mai a se stessi. Forse hanno ragione quei sindaci del sud Salento,
che hanno deciso di rompere quella cortina che li opprimeva nelle scelte, li
condizionava nelle nomine e li utilizzava solo ai fini elettorali. Oggi è tempo
di un radicale cambiamento dove per ricostruire si deve voltare pagina dando
ascolto alle istanze che provengono dalla base e che sono indirizzate nella
difesa del territorio. Gli ultimi anni della politica italiana hanno comportato
rilevanti sconvolgimenti e rivolgimenti sul piano strettamente geopolitico, ed
in particolare la politica territoriale, che la crisi economica certamente ha
aggravato. Il SUD deve essere considerato una sana e produttiva risorsa per
tutto il paese e non soltanto sfruttamento di braccia lavoro e riserva di
voti. Nasce così l´esigenza di una forza politica che sia espressione del
territorio in grado di interpretare e rilanciare orgogliosamente i valori e la
cultura del SUD.
Galatina, 03.04.2010
Carlo Gervasi