Torino Macchia, 81 anni, collemetese
Muore stroncato da un infarto in mezzo ai suoi ulivi


Collemeto, 3 agosto
- "Lasciatemelo vedere! E' mio padre!" L'urlo di Maria Rosaria, figlia di Torino Macchia, 81 anni di Collemeto, rompe l'irreale silenzio dell'uliveto in Contrada Mollona.  Mani forti la trattengono a stento mentre tenta di lanciarsi su quel lenzuolo bianco che pietosamente copre il corpo di un contadino morto mentre teneva pulito il suo campo.
   "Si è trattato di morte naturale. Sicuramente un infarto", dicono i sanitari del 118 di Galatina. Erano più o meno le 9 e 30 quando sono stati avvertiti dalla centrale che c'era un codice rosso e dovevano raggiungere il bivio dopo il campo sportivo sulla via per Santa Barbara e prendere a sinistra. Purtroppo hanno potuto solo constatare che Torino Macchia era spirato da almeno un'ora.
   Stringeva ancora la scopa in mano. Aveva spazzato con cura le foglie da sotto gli ulivi facendo dei grossi mucchi a cui, uno alla volta, stava dando fuoco. La cenere di quello vicino al quale è stramazzato al suolo era ancora calda quando sono arrivati i Carabinieri di Galatina. Gli uomini dell'Arma, comandati dal Maresciallo Alessandro Todaro, hanno avvertito il magistrato di turno, Michele Cataldi, che ha subito autorizzato la consegna ai famigliari della salma.
   Alla triste ricomposizione sulla barella dell'impresa di onoranze funebri (Renna) ha assistito uno dei fratelli.  Poco prima qualcuno aveva portato via l'Ape con il quale, come tutte le mattine intorno alle 6 e mezza, Torino aveva raggiunto il suo podere. Quando è uscito dalla loro casa, in via Piacenza 25 a Collemeto, la moglie, Vincenza Pellegrino, mai avrebbe immaginato di dover correre tre ore dopo in campagna per vedere il suo Torino esanime sotto gli amati ulivi. I quattro nipoti (Camilla, Gilberto, Gianclaudio e Clara) figli della loro unica figlia e di Claudio Pellegrino non riescono a convincersi che il nonno non ci sia più. I tre fratelli, Ferruccio, Vincenzo, e Antonio con la sorella Lucia, piangono una persona molto conosciuta ed apprezzata in paese.
   "Era un contadino di quelli di una volta", racconta un suo confinante. "Spazzava il suo campo come fosse un pavimento. Non so quante volte ha tolto quelle foglie" -continua- "Quasi tutte le mattine, verso le otto e mezzo gli dicevo'Torino molla un poco. Riposati!' Lui allora, veniva sotto quest'ulivo, il più grande, quello con più ombra. Si siedeva con me e ci fumavamo una sigaretta. Massimo alle dieci tornava a casa." "Oggi non sono venuto perché avevo un impegno -si rammarica il suo amico-Chissà se ci fossi stato?"
I funerali si terranno alle 17 e 30 del 4 di agosto.