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Sent: Saturday, August 08, 2009 12:40 AM
Subject: Disillusione e passione
Aristotele sicuramente non sbagliava nel definire l'uomo uno "zoon
politikon", un essere che tende per sua natura a socializzare. In che modo?
Costituendo con altri comunitá che si danno regole e si organizzano.
Lo
stesso filosofo vedeva nel "logos" l'altra caratteristica essenziale della
specie umana. È interessante notare come l'espressione "logos" non indichi solo
la capacitá di astrarre e di esprimersi ma anche quella di distinguere il bene
dal male.
Il "disincanto del nulla" di Valentina Chittano mi riporta
indietro di circa 20 anni, quando alcuni concetti di uno dei piú famosi trattati
di Aristotele, "la Politica", si imprimevano nella mente di uno studente liceale
assetato di conoscenza.
Non so se Valentina abbia voluto richiamare
intenzionalmente il pensiero del celebre filosofo o se si tratti della sua forma
mentis basata sulla cultura classica.
Mi riferisco innanzitutto alla
contrapposizione tra la politica, intesa come somma attivitá umana volta al
conseguimento del bene collettivo, e la sua degenerazione dovuta al prevalere
degli interessi privati dei governanti. Questi ultimi diventano veri e propri
oligarchi, le cui azioni sono finalizzate esclusivamente al mantenimento del
potere e dei suoi benefici personali.
In secondo luogo alla politica
come mezzo non solo per perseguire ma anche per insegnare la virtú.
La
"polis" è la logica estensione della famiglia: solo all'interno di una polis ben
amministrata le giovani generazioni possono dispiegare le proprie capacitá e
realizzarsi pienamente.
Leggo nel "disincanto del nulla" da una parte
la disillusione per speranze non avveratesi, dall'altra un appello appassionato
al ritorno a quella che è la Politica con la "P" maiuscola, come sopra
descritta.
Vorrei ribattere dialetticamente a questa disillusione
constatando che tra i politici ce ne saranno sicuramente alcuni abietti, cosí
come altri particolarmente virtuosi.
La stragrande maggioranza di loro
tuttavia rispecchia dal punto di vista etico la societá che li ha
eletti.
Risulteró magari irriverente, ma ritenere la politica
un'attivitá superiore, avente implicazioni sulla virtú dei cittadini governati e
sulla formazione delle nuove generazioni, potrebbe essere un errore di
valutazione che ci portiamo avanti da oramai 2400 anni.
Andrea Abate