Questione di fila
Galatina, 29 giugno - Ad un certo punto sembra che anche la statua di San Pietro abbia avuto un sobbalzo. Si è vista la testa del simulacro dell'Apostolo ruotare all'indietro e si è udita distintamente una sola parola: "Finitela!".
In quasi quattrocento anni (da quando l'Arcivescovo Lorenzo Mongiò
l'aveva donato alla Città) non si era mai assistito ad un
fatto del genere. Qualcuno ha gridato al miracolo, altri hanno detto
che è stata un'allucinazione collettiva. Tutti hanno pensato
che, se avesse avuto le gambe, la statua sarebbe scesa dalle spalle dei
portatori e qualche ceffone sarebbe volato.
Ma che cosa era successo di così grave da far perdere la pazienza anche ad un busto d'argento?
Tutto è cominciato quando la processione è arrivata all'altezza della Pupa. Daniela Sindaco
non si era trovata alla partenza e si è infilata proprio
lì fra il gruppo delle autorità. Ha visto, in seconda
fila, l'assessore Garzia e lo ha preso a braccetto.
"Vai via da lì. Quello non è il tuo posto! Quello è degli assessori!" Una
voce stentorea, anche se femminile, si è levata subito contro
colei che sembrava avesse infranto una regola non scritta.
Pare che la vicepresidente del Consiglio, forte della sua carica
istituzionale, abbia fatto finta di non sentire ed abbia continuato a
rimanere abbarbicata al braccio destro dell'assessore alla Polizia
locale (questo, peraltro, era stato l'ultimo incarico ricoperto dalla
nostra nell'amministrazione Antonica).
"Fate tutti un passo indietro ed isolatela!"
Sempre la stessa voce di donna sembra abbia datto l'ordine perentorio
ascoltato però solo da un paio di giovani consiglieri.
"Avvertite Giancarlo che, se non mette ordine nella seconda fila, noi ce ne andiamo tutte!" Sarebbe stato a questo punto che San Pietro (il busto, ovviamente) non ci avrebbe visto più e sarebbe sbottato.
Non è dato sapere chi abbia convinto la contestatrice a
continuare a marciare compatta (ma non compunta) in terza fila fino al
termine della processione. La si è vista, comunque, ad un certo
momento, interrompere le "preghiere" a cui si era dedicata con tanta
passione (e con il sangue agli occhi) e conversare lungamente al
telefono.