----- Original Message -----
From: deborah orlandini
To: dinovalente@galatina.it
Sent: Friday, June 05, 2009 12:11 PM
Subject: considerazioni sul trasessualismo

Caro Dino,

Sono stata felice di conoscerti  personalmente e ti ringrazio per la sensibilita’ che hai mostrato per quanto riguarda le tematiche legate alle c.d. diversità. Io sono una transessuale ed il transessualismo

troppo spesso, ancora oggi, rischia di essere una delle situazioni piu’ sconvolgenti della propria esistenza che una persona, in mancanza di fattori di tutela, possa trovarsi ad affrontare. 

Cerchero’ quindi di spiegare di che si tratta, non tanto per me che ho 44 anni e non cerco comprensione a cospetto di popolo, ma per quei ragazzi, figli di questa citta’ di Galatina che il destino inesorabilmente  condannera’ a vivere questa condizione , perche’ siano capiti e aiutati.

E’ inutile fare scongiuri : Le statistiche dicono che una persona su 11.000  soffre di disturbi dell’identità di genere e puo’ intraprendere un percorso di adeguamento da maschio a femmina. Sono cose che capitano…io avrei preferito che non capitasse a me, ma non dipende dalla nostra volonta’. Facile per chi non sa o non vuol sapere, pensare che il transessualismo sia una spregevole  perversione sessuale o confondere il transessualismo con fenomeni diversi come il travestitismo o il transgenderismo che sono altra cosa. Facile identificare le persone transessuali con delle prostitute (ci pensano i giornali e le tv!) ma non e’ cosi’. Una  VERA transessuale  ( non chi si definisce tale  senza esserlo, per ragioni tutte sue)sogna una vita fatta di quotidiana normalita’ in armonia con la propria identita’ psicofisica. Non ha in mente nulla di “sporco”. Non aspira alla notorieta’ ai palcoscenici e a forme di esibizionismo varie.

 Essere transessuali, e transessuali si nasce, vuol dire essere affetti da una patologia  che si chiama DISFORIA DI GENERE descritta anche dal c.d. DSM VI ,il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e da letteraratura medica piu’ recente, secondo quelli che sono anche i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’.

Una persona si scopre tale in genere nei primi anni di vita tra i 6 e i 12 anni: In parole povere, il bambino percepisce  delle note stonate nel suo corpo e sente che questo non gli appartiene cosi’ com’e’, ma dovrebbe essere diverso. Il cervello non riconosce il corpo come proprio. Una situazione poco piacevole davvero. Non si tratta del fatto di vestirsi da donna….coi vestiti della mamma o della sorella….quella e’ una conseguenza. Nella fase dello sviluppo la percezione si accentua e la sensazione di vedere il corpo mutare in maniera indesiderata e’ terribile…ma a chi lo racconti? Non sai che ti sta succedendo e hai paura di raccontarlo a chicchessia per non essere giudicato.

 Gli ulteriori sviluppi possono assumere i contorni piu’ vari, dipendendo da fattori caratteriali, da condizioni ambientali e familiari, anche economiche. Alcuni sentono di poter contare sul sostegno genitoriale e si aprono: sono le persone piu’ fortunate. Altri tenderanno a chiudersi e a nascondersi e a macerare nella propria infelicita’ anche per molti anni finche’ la vita non ti mette davanti a un bivio e devi prendere una decisione. O fai il percorso di adeguamento per raggiungere la tua identità…o scoppi. 

Inutile sottolineare che tra i casi di suicidio   la disforia di genere puo’ essere  uno dei fattori piu’ determinanti. Adeguare il proprio corpo e la propria esistenza al nuovo genere non e’ facile e non e’ nulla di divertente a meno che non si voglia considerare piacevole la consapevolezza di rischiare la vita assumendo terapie ormonali o sottoponendosi  a numerosi interventi chirurgici come quello di “riconversione androginoide” che dura dalle 5 alle 7 ore, non esente da rischi post-operatori .

Pur stando cosi’ le cose, le persone transessuali sembrano destinate a subire il pregiudizio da parte della societa’, piu’ grave tra tutti quello che le esclude dal mondo del lavoro puramente e semplicemente, in maniera TOTALE, in mancanza di una legislazione di tutela e di reinserimento socio-lavorativo.

E’come una specie di MORTE CIVILE e dalla morte civile a quella naturale, se non c’e’ qualcuno  che ti sostiene, il passo e’ breve. E non ci illudiamo che a   “Milano” le cose cambino. Se i genitori si lasciano vincere dalla paura del giudizio della “gente” e non sostengono il figlio/a che presenta problemi di disforia di genere, la persona transessuale abbandonata a se’ stessa, sara’ come calamitata dal mondo della prostituzione o criminale come una delle poche fonti di sussistenza disponibili.  Per lei sara’  il carcere, la violenza fisica e psichica che la portera’ all’annientamento.

Ormai da qualche anno la nostra organizzazione di volontariato  “Circolo Pasolini”(www.circolopasolini.it ),cerca di essere vicina alle persone che vivono problemi di “diversita’”.

Cerchiamo di non far sentire abbandonate le persone che la societa’ abbandona…mettendoci a disposizione attraverso il nostro servizio di auto-aiuto e incoraggiandole con parole di amicizia,  ma serve ben altro. Serve non negare la speranza di un lavoro onesto. Chi lo dice che una persona “trans” e’ meno produttiva? Le statistiche dicono giusto il contrario…ed  e'anche piuttosto logico! Provare per credere.

Tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo per mettere al centro delle nostre considerazioni la persona, l’essere umano… e, da un punto di vista cristiano, la creatura di Dio, non la sua diversita’ rispetto a determinati modelli di maschio e femmina e, solo per questo, condannare il nostro prossimo “diverso” all’emarginazione e alla distruzione.

Ti rinnovo la mia stima e ti porgo i miei saluti

 

Dott.ssa Deborah Orlandini