Ho vissuto Pierantonio attraverso la nostra amicizia, cominciata sul finire degli anni ’70,  quando entrambi impegnavamo il tempo libero destreggiandoci tra le varie attività offerte dalla Parrocchia Cuore Immacolato di Maria.

Era, già allora, quello che comunemente si può definire un "mostro" di intelligenza, pur non essendo il classico "secchione", avulso dal tempo e dalla società e dal vivere quotidiano. Riusciva, in tal modo, a vivere la vita a 360°, dedicandosi allo studio, alla lettura, al teatro, alla musica. All’amicizia.

Era l’età in cui gli adolescenti si raccontavano i loro sogni. Il suo era palese: conosceva bene già l’inglese, ma non si risparmiava e cercava di studiare anche il tedesco e il francese, “così, per conto mio”.

Così come racconta il suo compagno di scuola, non stupì neanche me la sua scelta di studiare lingue orientali. Stupisce piacevolmente che, a differenza dei sogni di molti, che rimangono confinati in uno spazio fatato, lui il suo riuscì a realizzarlo. Ma, si sa, la determinazione, la buona volontà e l’impegno ripagano.

La cosa affascinante, in Pierantonio, era il fatto che riuscisse a promanare la sua cultura con naturalezza, riuscendo a coinvolgere chiunque nei suoi percorsi dialettici, mai ardui proprio per la semplicità e l’umiltà con cui lui li proponeva.

Mi incuriosiva il suo modo di usare le parole, ed era una curiosità proficua, perché grazie a questo mi accostai in maniera consapevole alla lingua italiana, alla poesia (Pierantonio era un poeta di gran pregio), nel tentativo di controbattere adeguatamente ogni suo pensiero.

Senza entrare nel dettaglio di ricordi personali, genericamente voglio farvi sapere che aveva un modo di esprimere i sentimenti, che fossero di affetto o di rabbia, in un modo veramente speciale.

I percorsi di vita sono strani, separano nonostante la forza dell’affetto; ma, devo dire, la lontananza fisica soccombe al cospetto di un sentimento puro, qual è quello che nasce tra ragazzi quando, liberi da sovrastrutture, ci si accosta l’uno all’altro senza secondi fini, senza calcolo e senza pretese, solo perché si ha il bisogno di conoscersi.

Ecco: la conoscenza. Era il sale della sua esistenza.

 

Per me, conoscere Pierantonio è stato un dono che mi ha concesso la vita.

Lo porterò sempre e per sempre nel mio cuore.

                                                                                                                                                                                                                                                                Un'amica

27 febbraio 2010