Era ferito ed ha chiamato la Polizia di Kabul per salvare altri italiani
ROMA, 27 FEB (Ansa) - «Qui a Kabul tutti noi siamo distrutti, è incredibile pensare che non è più con noi». Comincia così una lettera, scritta in inglese, che un amico di Pietro Antonio Colazzo, 'Pierò, ha scritto all'indomani della morte dello 007 italiano e ha fatto circolare tra gli altri suoi amici e colleghi in Afghanistan. Una lettera (di cui l'ANSA è in possesso) semplice e commovente, in cui si ricorda la figura «straordinaria» di Piero - «così cordiale, discreto, intelligente, e soprattutto umanissimo» - il suo eroismo di ieri e che descrive il clima di una Kabul che vive in uno stato di guerra.
Pietro Antonio Colazzo, lo 007 ucciso ieri in Afghansitan, era ferito quando ha chiamato la polizia, consentendo di salvare altri italiani. È quanto si legge nella lettera che un amico di 'Pierò, che si trova a Kabul, ha scritto agli altri suoi amici e colleghi per ricordare la morte di un uomo «eccellente. Così cordiale, discreto, intelligente, e soprattutto umanissimo». «È morto in circostanze odiose - si legge nella lettera -, la bomba è stata di una violenza terrificante. Ferito, ha chiamato al telefono il comandante della polizia e l'ambasciata. È chiaramente riuscito ad aiutare gli altri italiani che stavano nello stesso albergo a salvarsi, prima di essere ucciso a colpi di fucile o da una granata». Comunque, afferma l'amico, «quelli che hanno visto i corpi dicono che, nonostante le ferite, aveva una espressione serena».