Caro Fernando Beccarisi,
chiedo scusa, egregio Dott. Beccarisi,
La ringrazio per i charimenti messi in evidenza, anche se appena il 30% del loro contenuto, a mio avviso, corrisponde a verità.
Mi scuso se nella precedente mail non Le ho dato del “Lei”, come giustamente pretende. Purtroppo, io il “Lei”, mi dimentico spesso di usarlo, rischiando di non apparire elegante e garbato nell’espressione come è, invece, Lei; sa è un difettaccio che mi porto dietro da quando persone perbeniste, educate, eleganti, meravigliosi rappresentanti della insignificanza esistenziale, con rolex all’ultimo grido ai polsi, “ammazzarono”, per sbaglio o per leggerezza (sarà la magistratura a dirlo), una persona a me molto cara. Questo accadeva qualche anno fa su un letto di ospedale.
A parte questo, credo proprio che Lei mi abbia confuso con qualcun altro, perché al PD non mi sembra di essere mai appartenuto, nè di averlo rappresentato istituzionalmente.
Quanto a Carmine Perrone, a mò di precisazione, credo avesse avuto appena un terzo in più dei consensi ottenuti da me, e non il doppio come Lei dice. Si informi. E mi sembra pure giusto, visto che lui fa politica da almeno 20 anni, mentre io ero invece alla mia prima candidatura.
Nessuno Le ha dato dell’incompetente, me ne guarderei bene. Nessuno l’ha menzionata come esempio di “politica sconcia e subdola” e tutto il resto che si autoattribuisce. Se si rilegge bene l’articolo forse capirà che era riferito a qualcun altro.
Una cosa però gliela devo proprio dire: il suo perbenismo linguistico dai tratti ironici, immaginifici, e per certi aspetti doppi, nel senso che dicono e non dicono, ma dicono sempre e soltanto in negativo, non Le nascondo, mi irritano.
Per questi motivi il suo “enorme imbocca al lupo” glielo rimando indietro, lo faccia a qualcun altro, io non ne ho assolutamente bisogno.
Cordialmente,