Caro Dino,
utilizzo lo spazio che, con cortesia, Galatina.it vorrà concedermi per
ricordare Lucio Romano.
Il 7 febbraio del 2007 Lucio lasciava questa terra - la sua terra - per
scrivere altrove, parole nuove.
Vorrei, senza enfasi celebrativa, ricordarlo a tutti coloro che amano la
poesia e credono che la parola sia un seme prezioso che fa crescere l'umanità e
che da i suoi frutti quando il silenzio irrompe improvviso ed inaspettato.
Ti saluto riproponendo alcuni suoi versi
Nico Mauro
(se i cognomi hanno un senso)
Entra con
lentezza
la penombra,
attraversa
i vetri, le imposte, ma
l'ora
non sosta, è passo e ripresa,
linea orizzontale che
addiziona.
Di sera o notte sarò
l'olio
che scende dal
collo
dell'imbuto,
oliva
già spremuta,
snocciolata,
l'addendo che si
poggia
nel mosaico
universale
della morte di tutte le
razze.
Chissà che mi diranno nel
mosaico
quegli antichi miei padri
romani
quei poveri decenti
legionari.
Nei campi assolati di
Puglia
avranno un giorno visto
Pirro,
gli elefanti.
Sarà sopravvisuto un Lucio
a Canne.
da "Alografie" 1983 - 1987 Lacaita Editore 1987
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QUEL TUTTO-E-NIENTE
Sarebbe bello, pensi, andare a
versi
olio filato dentro la
bottiglia
ma basta un alito a smuovere
l'imbuto,
una mossa sbagliata, la
stanchezza,
quel tutto-e-niente,
dici,
che ti costringe al
frammento.
Non ti crucciare più, pensa ad
Omero
che trovò pace nel canto già
avanti
negli anni: non ricordava, sotto
i dardi
d'un sole accecante, che versi
sparsi,
spezzettati. lo stremava il
vagare.
C'è sempre un
vocio
sulle navi
da MORIRE DI-VERSO
edizioni Laboratorio delle Arti Milano 1991