Una metafora spero
efficace per
spiegare in breve quella cristallizzazione del ribelle accaduta
in me e
probabilmente in altri cittadini. Accade un po’ di anni fa, certo
almeno 3. Mi si propina l’alternativa della sinistra come possibile
“vittoria” elettorale (parte politica a me vicina per principi ma non
coincidente), così nella speranza di poter col mio contributo cambiare
qualcosa in una “g”alatina corrotta e scempiata dall’incompetenza più
demente e spocchiosa (ingenuamente, penserà facilmente qualcuno che
così
giustifica la propria oziosa inattività e dico ciò perché credo
alla
politica come dovere di tutti), porto voti come meglio e più
posso.
In
altre parole, ho visto ben esposte in una vetrina un
bellissimo paio di
scarpe di ginnastica, che meglio si adatterebbero al
mio piede, meglio mi
farebbero correre in caso di necessità, non di
meno sarebbe il vantaggio
dell’essere al “passo” coi tempi:
versatilità, flessibilità, sapore di
giovinezza ecc. ecc. Sicuro del
buon affare le compro, ma quando finalmente
le indosso, scopro che il
piede poggia direttamente per terra, non vi è la
para. Per rispondere a
qualche lodevole e non ozioso lettore, quindi con
stima, vi dico che
non potevo pensare che non avessero avuto il tempo di
cucirvi la para,
ne potevo pensare di cucircela io, sostituendomi ad una
mancanza per
cui ho pagato. Permettetemi pertanto di afferrare con rabbia
quella
scarpa e scagliarla con tutta la mia forza contro il venditore
truffatore.
stefano congedo
Caro Stefano, La tua è la lettera di un innamorato deluso. Quanto più grande è un amore tanto maggiore è il dolore nello scoprire che l'immagine che ci si era fatta dell'amata non corrisponde alla realtà. La tua metafora, com'è nel tuo stile, va dritta al problema. Persuade perfino. Non condivido la sua conclusione. Il 6 e 7 giugno non lancerò quella scarpa contro il venditore! E non perché sia ideologicamente convinto che come sa fare le scarpe la sinistra (senza fraintendimenti dialettici!) non sa farle nessuno ma perché penso che il metodo giusto in politica sia quello del "non mollare!". Ho qualche idea e finchè
qualcuno non mi convincerà che è sbagliata
continuerò ad impegnarmi per vederla realizzata. Proverò sempre, caparbiamente, a costruire quella suola mancante. "Non vinceremo in un giorno ma
vinceremo", scriveva Carlo Rosselli, nel novembre del 1929, sul
mensile "Giustizia e Libertà". Ha avuto ragione lui! Ma la "guerra" non è finita. (d.v.)