la mia è una
riflessione “a caldo” che nasce dalla lettura della e-mail “Perché non
migliorare Galatina” a firma di Oronzo Canà,
pubblicata sulla Sua rubrica.
Anche io, come spero e credo molti altri italiani, ho letto con attenzione il dossier sull’emigrazione interna recentemente pubblicato dai quotidiani nazionali.
Pur non essendo possibile contestare il dato principale che emerge da questo studio, ossia che la più recente emigrazione dalle zone del sud d’Italia è indotta dalla “carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto”, ritengo tuttavia poco onesto da parte di quanti affermano di amare la propria terra d’origine l’atteggiamento di supina sottomissione a tale dato.
Credo infatti che sia fin troppo semplice guardare da lontano agli accadimenti galatinesi e confessare di non sentirsi più parte delle logiche della città, sperare tuttavia di vedere migliorare negli anni Galatina quando troppi, e da troppo tempo, se ne sono “lavati le mani”.
E non penso tanto alle istituzioni locali o alle amministrazioni comunali che via via si sono succedute e la cui valutazione, personale come collettiva, resta circoscritta al “segreto dell’urna”. Penso piuttosto a quanti, originariamente mossi da ragioni di studio o di lavoro, hanno poi scelto (come afferma il nostro Oronzo Canà) di lasciare le proprie competenze altrove, là dove c’è assoluta volontà di migliorare. Così facendo non solo hanno definitivamente privato la “amata Galatina” di tali ricchezze culturali, professionali e sociali, ma l’hanno definitivamente condannata ad un lento ed inesorabile decadimento.
Certo, a volte, la scelta potrebbe esser stata obbligata ma questo non dev’essere d’ostacolo a quanti auspicano il cambiamento a farsene parte attiva, non solo attraverso la denuncia delle situazioni di criticità ma, anche, condividendo con i propri concittadini il valore aggiunto che un’esperienza fuori dai confini provinciali, regionali o nazionali può dare.
Esemplificando, se Vergogna Infinita nella sua ultima e-mail lamenta un atteggiamento un po’ troppo permissivo della Polizia Locale nei confronti di quanti parcheggiano in seconda fila o sulle strisce pedonali ovvero ignorano l’utilizzo delle cinture di sicurezza e via dicendo, e siamo tutti d’accordo nel censurare questa situazione di inciviltà, facciamoci anche parte attiva del processo di cambiamento: non dimentichiamo di indossare la cintura di sicurezza anche quando siamo in città, prestiamo attenzione a parcheggiare nelle aree a ciò destinate, usiamo la pubblica via nel rispetto di tutti gli utenti. E se tornando a Galatina, per un periodo più o meno breve o dopo un soggiorno più o meno lungo in altre città, notiamo piccoli o grandi gesti di quotidiana inciviltà (cose che, a detta dei più, nelle moderne regioni del nord Italia non si sono mai viste e mai si vedranno) non rassegnamoci pensando che “le cattive abitudini son dure a morire" ma portiamo un esempio diverso, chissà che non venga condiviso!
Perché una città più bella, più vivibile e più funzionale alle esigenze dei cittadini, non è dono che può farci una qualche divinità benevola ma un progetto che si realizza giorno dopo giorno con il contributo di noi tutti.
Cordiali saluti
Chiara De Leito
Gentile Chiara,
sono le lettere e gli atteggiamenti come i suoi che fanno ben sperare per la nostra Città. In apertura potrà leggere il contributo di Gianpiero Sticchi che mi sembra vada proprio nella direzione da Lei auspicata. Vivere fuori del proprio luogo di nascita per un certo periodo della propria vita è, a mio parere, altamente formativo ma poi, se si può, bisogna tornare a casa ed offrire alla propria comunità l'esperienza acquisita.
Forse è un discorso che oggi non ha molto senso. Siamo cittadini (virtuali) del mondo. E' vero ma siamo impastati di terra, di mare, di sole e di sudore salentino. Vogliamo proprio buttare via tutto? (d.v.)