----- Original Message -----
From: lucianoancora@virgilio.it
To: dinovalente@galatina.it
Sent: Thursday, August 20, 2009 7:41 PM
Subject: A che serve .... a chi serve... !

 19/08/2009 
 Caro Dino,
 la solerzia degli operatori ecologici ha nascosto ai più il risultato di una "Notte di festa" !!!
 Sono uno di quelli che ... tanti hanni fa ...ha raccolto ed "infilato il tabacco con la  "cuceddhrra" ... e che
 ogni tanto insieme ai vicini di campagna , nonostante la stanchezza, ha suonato, cantato e ballato alla luce della luna
 e dei "petroi"...... e davantii ad UN bicchier di vino !!! 
 Ricordo come gli stenti ed  il lavoro duro lasciavano il posto, in quei momenti, alla gioia dello stare insieme, al gusto di ritrovarsi , all'allegria di una pizzica ed alla condivisone del ...poco !!! 
 Queste le mie radici, la mia tradizione ....la mia Cultura !   
 Non ricordo fiumi di vino  ... o di birra ( ... e chi la vedeva !) .
 Bere per il gusto di ubriacarsi o sballarsi sino perfino a morire (un pensiero a quella giovane vita spezzata tra gli ulivi di Diso) non rientravano nella logica di vita ...... nella speranza di futuro migliore da conquistarsi con i denti.
 
Parlo oramai da vecchio babbione .....ma vedo poca "taranta" e tanto tanto " commercio" ...
A che serve, allora, e a chi serve, mi chiedo,  una "Notte" ... nella quale non rivedo radici forti e robuste, tradizioni certe e condivise, cultura anche musicale che si vuole modernizzare e/o .... "contaminare" ?  
Ma soprattutto, come specchio della nostra comunità,   SERVE ???

Un abbraccio.
 Luciano .

Caro Luciano,
la tua domanda sulla Notte della Taranta è un quesito che potrebbe applicarsi ad ogni sagra (vedi il dibattito di questi giorni), ad ogni manifestazione, ad ogni festa patronale. La mercificazione della memoria storica, dei sentimenti profondi di noi bambini, dei bisogni dei nostri figli e dei nostri nipoti sembra essere la cifra caratteristica degli anni che stiamo vivendo. Qualcuno chiama il fenomeno "berlusconismo" ma sarebbe estremamente riduttivo attribuire ad una sola persona, presa a modello o capro espiatorio, scelte che sono inquietantemente collettive e come tali sono cresciute. Hai letto che cosa scrive in merito, anche se da un punto di vista diverso, Angelo Coluccia nei Dibattiti del Dubbio? Ricambio il tuo abbraccio (d.v.)