------- Messaggio Originale --------
Oggetto: La città fantasma
Data: Wed, 28 Jul 2010 00:16:55 +0200 (CEST)
Da: francesca-sabella@.it <francesca-sabella@.it>
Rispondi-a: francesca-sabella@.it <francesca-sabella@.it>
A: dinovalente@galatina.it,

 

Gentile Direttore,

colgo l’occasione del suo intervento sullo stato di degrado della nostra “pupa”, per scrivere questa lettera che da tempo avevo in mente, ma che rimandavo nella speranza di qualche segnale che facesse pensare ad un’inversione di tendenza di quella che ormai appare la vita di una città fantasma.

  Non ho certo la presunzione di poter suscitare l’indignazione di qualche cittadino o nostro amministratore, poiché ormai da tempo ho maturato la convinzione che gli abitanti del nostro comune siano “immuni” a qualsiasi avvenimento positivo o negativo che sia.

  Vorrei premettere che la mia non vuole essere lo sfogo di una cittadina disillusa poiché, nonostante tutto, il mio atteggiamento nei confronti della mia città di origine, rimane attivo e propositivo così come per mio carattere sono incline a fare.

  Appartengo infatti a quella schiera di ormai pochi cittadini galatinesi che, nel loro piccolo, cercano di dare un contributo al risveglio di questo paese. Purtroppo il lavoro che attende è veramente duro, innanzi tutto perché ci si scontra quotidianamente con l’indifferenza di tutti.

  Indifferenza dei cittadini ai quali sembra che tutto scivoli addosso senza lasciare segni evidenti e senza che i galatinesi abbiano mai l’entusiasmo, il coraggio, l’obiettività, la sensibilità, di opporsi o di approvare qualsiasi accadimento o cambiamento.

  Indifferenza dell’Amministrazione che, a seconda delle situazioni, rappresentata dai vari organi preposti, sembra non colga mai con sufficiente interesse le proposte o le denunce di allarme di qualsiasi tipo.

  Se, nell’interesse della collettività, i cittadini più solerti, cercano di dare il loro contributo nella speranza di ottenere benefici tangibili, dove l’Amministrazione è carente, si innalza un muro ad impedire ogni tipo di collaborazione proficua. E questo atteggiamento di sfiducia reciproca induce chiaramente a mal pensare, anche i cittadini più in buona fede.

  Ormai da decenni questa situazione logora Galatina e non basta appellarsi al disguido, al momento difficile, al periodo pre o post elettorale, forse è il caso di constatare che, al di la delle figure istituzionali singole, c’è tutta una macchina che non funziona come dovrebbe.

  Appartengo a quella fascia di età in cui spesso si cominciano a fare i bilanci della vita ed essendo madre ogni giorno mi chiedo se gli insegnamenti che trasmetto a mio figlio siano corretti. Sappiamo bene però che l’educazione e l’insegnamento passano non solo attraverso parole e fatti, ma soprattutto con l’esempio e il confronto quotidiano. Quando mio figlio mi chiede di poter andare a scuola senza indossare il grembiule, gli rispondo che non è possibile, poiché la scuola è una collettività in cui si sono stabilite delle regole che vanno rispettate da tutti, al fine di riuscire nel miglior modo possibile nella convivenza. E’ chiaro però che, se mio figlio, recandosi a scuola, incontra i suoi compagni che non si attengono al rispetto di quelle regole, è difficile fargli capire che le stesse stabiliscono un equilibrio importante fra i bambini.

  Così mi appare ormai la nostra città: una collettività senza regole. Un insieme di persone che, pur volendo bene al proprio territorio e cercando ansiosamente di ridare vita e benessere alla città, mancano di esempi concreti, di confronti, di spazi e pensieri comuni e che quindi vanno in direzioni diverse, pur volendo raggiungere lo stesso obiettivo.

  Mi piacerebbe che il senso di appartenenza alla nostra cittadina, si manifestasse con più forza in ognuno di noi, dandoci spirito e vigore per guardare lontano.

  E mi piacerebbe che il rispetto delle regole fosse un punto di partenza per tutti: cittadini e Amministratori.

 

 

   Galatina, 27 Luglio 2010                                                                                                               Francesca Sabella



Gentile Francesca,

non è vero che a Galatina non si rispettano le regole! C'è una, in particolare, che viene seguita come fosse Vangelo. E'  "la regola", l'unica universalmente riconosciuta come la "più democratica". Quella del famigerato "articolo quintu: ci tene 'mmanu aveve vintu". 

Quella regola che consente ad uno qualsiasi che ha preso quattro voti di alzarsi una mattina ed andare nei bar a proclamare: "vu l'iti mentire 'ncapu ca moi cumandamu nui e lu Sindacu de Galatina suntu iu". 

   Che cosa vuole che importi a personaggi di tal fatta che nella Pupa ci siano le carcasse dei piccioni e vi galleggino le bottiglie ed i bicchieri di plastica lanciati da quei gran democratici e rispettosi della legge che tutte le sere parcheggiano sugli ingressi dei bar di Piazza San Pietro?

   Ha mai sentito qualche proprietario dei locali all'ombra della Chiesa Madre lamentarsi per la vergogna delle "regole violate"? Posso testimoniare di avere udito con le mie orecchie inveire, invece, contro i Vigili che tentavano di farle rispettare anche a suon di multe. 

   Ella se la prende con gli amministratori in quanto tali. Anche in questo caso non sono d'accordo con lei.  Le responsabilità più pesanti vanno attribuite ai dirigenti del Comune di Galatina. I politici vengono sottoposti al giudizio dei cittadini una volta ogni cinque anni. I dirigenti sono inamovibili. Essendo uomini avranno. nel corso degli anni, commesso degli errori. 

Le risulta che abbiano mai pagato per i loro sbagli? Basta andare per le strade di Galatina, come ha ampiamente documentato Dante De Ronzi, per rendersi conto che moltissimi lavori pubblici non sono stati completati secondo le più elementari regole dell'arte.  Le risulta che qualcuno di coloro che dovevano controllare la corretta esecuzione delle opere pubbliche abbia pagato per non aver raggiunto questo risultato minimo? No! Al contrario. I dirigenti sono stati premiati. 

Fino ad oggi tranne rarissime eccezioni abbiamo avuto degli amministratori imbelli che non sono stati in grado di controllare i dirigenti. Anche i nuovi sembrano essersi avviati esattamente sulla stessa strada. 

La democrazia presuppone la responsabilità. Quando ce ne ricorderemo tutti? L'esercizio delle dimissioni è salutare non solo per i politici ma anche per chi da decenni occupa posti di comando in Municipio. Il suo è un bel discorso, gentile Francesca, ma deve tradursi in atti concreti. Il suo bambino deve sapere che la sua maestra e la sua direttrice non sono infallibili e quando sbagliano pagano. Sono esempi anche questi! E valgono più delle parole. (d.v.)

Alice