RACCONTI D’ESTATE
IL PROFUMO DEL MOSTO
La SCUOLA era appena cominciata e con la scuola erano cambiati i ritmi e le abitudini. Sveglia presto la mattina, compiti il pomeriggio, un po’ la sera con gli amici del RIONE e poi a letto che era ancora presto. Tra le vie del paese, saliva forte il profumo del mosto e la piazza si interrogava se fosse stata o meno un’ottima annata.
Il giorno si accorciava sempre più e
cominciavano a cadere le prime piogge.
Si entrava pian piano nel
vivo dell’anno scolastico e dell’angoscia per una interrogazione
inaspettata e non prevista. C’era da studiare, c’era da imparare,
c’era tanto da capire. Ma
intanto era già tempo di aspettare il Natale.
Quel lungo periodo di vacanze sognate ed aspettate,
finalmente arrivava.
Ed erano cartoline d’auguri da
riempire con qualche bella frase, affrancare e spedire.
Ed era anche l’immenso
piacere di leggere quelle che ci arrivavano e che magari non
aspettavamo. Compravamo qualcosa che ci serviva, che era necessaria,
niente di superfluo.
E poi il piacere di
assaggiare tutti quei dolci fatti in casa. Era tempo di miele,
marmellata e cotto, e di un profumo che saliva sino a toccare il
cielo. Si invitavano amici e parenti, o loro invitavano noi. Se poi
cadeva la neve era un Natale perfetto.
Si aspettava qualche invito per qualche festa in casa. Una stanza
svuotata alla meglio, per lasciare spazio per la pista da ballo.
Tutt’intorno alla stanza sedie e qualche mobile spostato. Una
stanza di casa, era quella la nostra discoteca, una stanza 5x5
stracolma di romanticismo e di allegria.
I compiti per le vacanze
potevano aspettare, venivano puntualmente rinviati di giorno in
giorno sino a tornare a scuola con i compiti non fatti.
Passava
il Natale. Bisognava recuperare in qualche materia, in qualche altra
cercare di migliorare. Cominciavano le ripetizioni e le
preoccupazioni e un pensiero fisso che a volte era più grande della
nostra età: SPERIAMO CHE ME LA CAVO.
Non ci accorgevamo che il mondo stava
cambiando lentamente.
Non passava più il carretto del
gelato e da ancor più tempo non passava più il carretto che vendeva
“ghiaccio” .
Tutto, intorno a noi, si stava modificando. Il mondo stava prendendo la rincorsa, poi si è messo a correre velocemente e da allora non si è più fermato. Non passa giorno senza che mi chieda se quei tempi erano migliori o peggiori. Ma ancora una risposta non me la so dare.
PIERO D’ERRICO