Fiera del futuro o
futuro senza Fiera?
Galatina (P.Z.)- La
Fiera di Galatina, narra la storiografia cittadina, nacque per iniziativa di un
gruppo di imprenditori galatinesi con a capo il prof. Faraone i quali
attraverso la creazione di una vetrina espositiva intendevano dare propulsione
e sviluppo all’economia salentina che cercava di riprendersi dalle macerie
della guerra.
Molti di voi la
ricorderanno nelle aule del primo circolo della scuola elementare in Piazza
Fortunato Cesari.
Fu la sua sede
originaria e per molti anni la ospitò sino a che col passare degli anni si
rivelò, per il crescente successo riscosso, inadeguata ad ospitare tutte le
richieste di partecipazione provenienti da ogni parte del Salento.
Si pensò, allora, di
dare il via alla seconda fase che era quella di dotare la Fiera di proprie
strutture e di una personalità giuridica.
L’on. De Maria, bisogna
dargli atto, profuse notevoli energie in tal senso ed alla fine nacque il nuovo
Quartiere Fieristico.
Ora bisognava creare
l’Ente Fiera.
Si cercò, in primis, di
scrollargli da dosso quella cappa di municipalismo che l’avvenuto riconoscimento
al rango di Fiera Nazionale le imponeva e si inserirono forze e capitali nuovi
coinvolgendo la CCIIA , la Provincia di Lecce e rappresentanti dell’
imprenditoria privata.
Il progetto ebbe
inizialmente notevoli problemi a decollare perché se da un lato vi era l’on. De
Maria che, dimostrando notevole lungimiranza politica, era inflessibile sul
punto in cui, essendo la Fiera ed il Quartiere Fieristico il frutto
dell’iniziativa e dell’imprenditorialità di Galatina e dei galatinesi, la
presidenza della stessa dovesse essere di nomina del Comune di Galatina
dall’altra faceva da contraltare l’intransigenza delle altre componenti ad
accettare.
Finita l’ascesa
politica dell’on. De Maria e iniziata la sua parabola discendente la Provincia,
CCIIA e privati l’ebbero vinta.
Con profondo rammarico
bisogna constatare, col senno di poi, che da quel momento iniziò anche la
progressiva decadenza della Fiera e del Quartiere Fieristico ed anche dei sogni
di gloria di poter proiettare la Fiera oltre i confini nazionali quale testa di
ponte nel collegamento tra l’economia nazionale e quella
orientale.
Chiusi, inoltre, in
modo netto e drastico dalla concorrenza della Fiera del Levante i sogni
espansionistici naufragarono miseramente perché né la classe politica salentina
né le varie gestioni della Fiera seppero individuare ed impostare un’alternativa
valida a Bari e creare un progetto di sviluppo diverso.
Sono solo di pochi
giorni fa le ultime accese polemiche sulla Campionaria e sullo stato di degrado
dell’immobile. Sempre di pochi giorni fa è la notizia della nomina del
nuovo presidente dell’Ente Fiera nella persona dell’avv. Antonio Mellone a cui
rivolgo il mio più sincero augurio di buon lavoro e tanti di quei successi da
vanificare il pessimismo di questo mio scritto.
Augurio a parte, però,
il lavoro da svolgere è tanto, tantissimo e principalmente occorrono idee,
managerialità, competenza, diplomazia ed infine un mare di tempo libero da
dedicare in modo esclusivo all’Ente Fiera e non so, se l’attività professionale
dell’amico Antonio, potrà concedergli tutto questo tempo a cui facevo
riferimento.
Ho ascoltato
l’intervista che egli ha rilasciato a
galatina.it.
Non mi illudevo di
certo che potesse essere esaustiva di tutte le tematiche fieristiche, però
qualcosa di nuovo onestamente me l’aspettavo, un qualcosa che attestasse uno
spirito di approccio diverso alla nuova
avventura.
Non certamente proclami
ma qualche idea innovativa si.
Non rinnegamento del
vecchio ma desiderosa ricostruzione del nuovo attraverso l’indicazione di
percorsi alternativi si.
Invece ho ascoltato
nelle linee programmatiche del neo presidente quasi la volontà di voler
continuare a solidificare il vecchio attraverso il ricorso alle gestioni private
delle manifestazioni fieristiche, la riappropriazione della gestione diretta
della Campionaria e far pagare i morosi.
A parte il recupero
crediti, quale atto dovuto, il resto credo che sia tutto ciò che ci ha portato
al punto in cui siamo mentre, di contro, ho la sensazione che occorra una brusca
sterzata se si voglia continuare a far vivere la struttura.
Non ho in mano i dati
numerici del bilancio della Fiera per poter essere in grado di esprimere un
giudizio o quanto meno dare il mio modesto parere ai legittimi proprietari del
Quartiere Fieristico ( i miei concittadini galatinesi ) su cosa nel confronto
tra il dare e l’avere sia al momento più opportuno fare.
Se sia più opportuno,
ad esempio, riappropriarci della nostra struttura e farne un uso sociale diverso
o più remunerativo per la nostra collettività rispetto al mantenere e pagare un
certo numero di poltrone a disposizione della politica oppure continuare a
mantenerle perché quelle poltrone sono un valore aggiunto per la città.
So di certo, caro
Presidente, che almeno nella trasparenza della gestione e nella pubblicità dei
dati facilmente visibile per tutti lei non ci
tradirà.
Galatina 12-07-2009.