Lettera
aperta al sindaco Giancarlo Coluccia e all’assessore al turismo
Augusto Calabrese
“Dopo Lecce
Galatina è la più importante città del circondario di Lecce;
importante per coltura intellettuale e fisica, per popolazione, per
vastità di abitato e per monumenti”, così Cosimo de Giorgi
apriva la parte dedicata a Galatina nella sua “La Provincia
di Lecce. Bozzetti di viaggio” del 1882.
A più di un secolo
dagli scritti del grande uomo di scienza è duro constatare come
Galatina sembra essersi fermata alla fine del ‘800, o peggio
ancora, sembra aver fatto dei passi indietro.
Il bel panorama, la
vegetazione rigogliosa, i frutteti, gli orti e i giardini, che il De
Giorgi vedeva arrivando da Soleto, e dai quali Galatina traeva gran
parte della sua ricchezza, sono stati sostituiti da distese di
pannelli fotovoltaici che niente portano alla collettività.
Negli ultimi anni, il
successo turistico che ha investito l’intero Salento ha appena
sfiorato Galatina che non ha saputo, a differenza di altri comuni,
valorizzare le proprie, tantissime bellezze artistiche.
I palazzi barocchi, le
tante chiese, le piazzette e le corti che dovevano, con la loro
straordinarietà, essere il biglietto da visita più pregiato per una
città che si fregia del titolo di “città d’arte”, sono stati
resi invisibili da chi, per noncuranza, per stupidità e per
incapacità, doveva invece proteggerli ed esaltarli.
Solo qualche avventuroso
turista che decida, uscendo dal solito itinerario, di avventurarsi
tra le stradine dribblando auto e buche nel basolato, ha la
possibilità di aprire questo scrigno di capolavori.
Indicazioni inesistenti e
nessuno che possa dare informazioni o consigli: la sede dello Iat
(Informazioni e accoglienza turista) è inspiegabilmente chiusa.
Ennesimo passo indietro
per Galatina.
Le grandi velleità
turistiche, oggetto di tante chiacchiere, tali sono rimaste negli
anni mentre un profondo torpore amministrativo riduceva il tutto ad
una frequentazione turistica “di passaggio”, mordi e fuggi,
limitata nel tempo e ridotta alla sola visita della Basilica di
Santa Caterina e della Chiesetta di S. Paolo. O meglio, in
questo periodo, alla sola Basilica, perché la piccola cappelletta è
inspiegabilmente chiusa.
Ancora un passo indietro
per Galatina.
La Cappella di San Paolo da secoli è l’emblema di quell’antico
fenomeno noto con il nome di tarantismo che, dalla sua riscoperta,
tanto ha contribuito a far conoscere il Salento in Italia e
all’estero.
Questo luogo, un melting pot
riuscito di credenze cristiane e pagane, con la sua fortissima carica
simbolica attrae ogni anno tantissimi visitatori che, purtroppo,
devono accontentarsi d’immaginarlo. La chiesetta, infatti, è
chiusa da maggio del 2009 per restauri e, nonostante questi siano
terminati da circa un mese, essa permane ancora nelle stesse
condizioni di non fruibilità.
Gli onori della cronaca per un gruppo, con centinaia di adesioni,
nato su facebook dal nome “Riaprite la chiesetta di S. Paolo”
hanno acceso i riflettori sul problema e, come spesso accade quando i
disservizi diventano di pubblico dominio, finalmente lunedì 7
giugno, una commissione formata da tecnici del comune si è recata
sul posto per un sopralluogo.
Da allora, il nulla. Non è chiaro se la chiesetta può riaprire
oppure no, e non è stata indicata nessuna data.
Intanto,
ogni volta che qualche turista, venuto da chissà dove, sbatte il
muso sul quel portone chiuso, Galatina fa un passo indietro.
16
giugno 2010
Tommaso Calò