La Congrega del Menga ed il Villaggio Azzurro.
Galatina, 19 Luglio 2007 - Certi personaggi a non
averceli, bisognerebbe inventarli.
Noi, che a Galatina siamo ormai da decenni abituati a
non farci mancare nulla, per nostra fortuna li abbiamo ed abbiamo così avuto
anche questo anno il nostro bravo <tormentone> estivo ad animarci giornate
e conversazioni.
Se <galeotto fu il libro e chi lo scrisse> bisogna
constatare che anche l’ abbigliamento sta facendo la sua brava parte: lo scorso
anno furono le <carzunette> quest’anno, invece, il più mistico
<velo>.
Quest’anno, per la verità, i tormentoni sono stati più
di uno ma dovendo rispettare il tacito regolamento della <Congrega del
Menga> il quale non prevede <ex equo>, la stessa ha eletto il velo da
processione oggetto dell’anno più idoneo per ottenere maggiore visibilità
politica e sociale.
Certo che a dover parlare sempre di cose serie ed importanti, come quella a cui accennavo poco prima, si rischia di far passare in secondo piano, se non addirittura di far cadere nel dimenticatoio, altri argomenti che io, e spero non soltanto io, ritengo siano di maggiore importanza ma che, ho la netta sensazione, qualcuno volutamente stia cercando di mantenerla in un profilo basso per poterci <lavorare> su molto meglio attraverso il silenzio.
Mi riferisco al Villaggio Azzurro ed ho avuto già modo in altra occasione di esternare tutta la mia perplessità per l’approssimazione e la superficialità con cui era stato introdotto, illustrato ed affrontato il problema nel precedente Consiglio Comunale.
Per rinfrescarci la memoria ricordo che veniva chiesto ai consiglieri di determinare le linee guida a cui attenersi per acquisire o meno il Villaggio Azzurro al patrimonio immobiliare del Comune.
Tre le strade potenzialmente percorribili: acquistare l’immobile in proprio, farlo acquistare dai privati oppure attendere le disposizioni del federalismo fiscale che avrebbe potuto assegnare gratuitamente l’immobile al Comune.
Alla base di ognuna delle tre possibili soluzioni neanche uno straccio di progettualità ad esse abbinata che avrebbe dovuto far orientare il Consiglio e non solo esso verso una scelta piuttosto che un’altra.
A scanso di equivoci per progettualità intendo dire che si sarebbe quanto meno potuto e dovuto dire che se, ad esempio, si fosse deciso di acquistare l’immobile il progetto alla base avrebbe potuto essere quello di realizzare una determinata opera pubblica oppure…………
Nulla di nulla di tutto ciò. L’unico dato messo in grande evidenza è stato (forse un caso?) quello che il Villaggio Azzurro ha un alto indice di edificabilità ossia ben 43.700 mq di cubatura: una marea di cemento e mattoni.
Inutile scervellarsi più di tanto per intuire quanto la cosa stia quindi suscitando appetiti da parte degli addetti ai lavori e di quanto le diplomazie sommerse si stiano muovendo per cercare di accaparrarsi l’affare.
In questi giorni é passato, come prima detto, nel quasi totale silenzio il fatto che il Villaggio Azzurro insieme a due altri terreni di scarso valore di mercato è stato inserito nell’elenco dei beni che con il federalismo fiscale saranno trasferiti dallo Stato al nostro Comune gratuitamente.
Si conclude pertanto felicemente la prima parte di una battaglia che negli anni 80 un manipolo di (allora) giovani avevano intrapreso non appena l’ultima delle famiglie di avieri che abitavano il borgo l’aveva abbandonato.
<Giù le mani dal Villaggio Azzurro> fu il grido di battaglia con cui si cercò di tenere lontane le bramosie dei soliti furbetti del quartiere che ieri come oggi manovravano nell’ombra intravedendo il business nella sua cementificazione.
Quel gruppo di giovani voleva, invece, che la struttura fosse acquisita dal Comune affinché vi si potesse realizzare un centro di prima accoglienza per le problematiche connesse al disagio giovanile.
Erano gli stessi anni in cui si combatteva strenuamente su più fronti sociali compresa la battaglia per l’apertura del reparto infettivi del S. Caterina Novella.
L’obiettivo era quello di cercare di mobilitare qualsiasi mente avesse voglia di spendere anche una sola parola a favore di quelle progettualità ed il cui apice si ebbe con la partecipazione dell’allora vescovo di Otranto ad un Consiglio Comunale convocato ad hoc in cui giunse a redarguire alcuni amministratori in modo aspro:.< Chi è incapace di amministrare se ne stia a casa sua>.
Nell’altro campo, invece, per vincere la loro guerra venivano usati tutti i mezzi anche i più viscidi e perfidi.
Si cercò persino di aizzare la popolazione infondendo nei cittadini la paura, che sfociò a volte in pericolosa rabbia aggressiva, spargendo la voce che si voleva creare un agglomerato di drogati in prossimità delle loro case che avrebbe minato la loro tranquillità e incolumità fisica.
Non vinsero la loro battaglia ma la stessa non fu vinta neanche da quel manipolo di giovani perché gli ostacoli che la burocrazia italiana riesce a creare quando non ha intenzione di fare qualcosa riesce a scoraggiare persino un santo figuriamoci, quindi, un qualche politico locale che tiepidamente aveva sposato la nostra iniziativa.
Da allora sono passati circa 25 anni ed anche quel poco della struttura che allora poteva ancora essere salvato sarà ormai irrecuperabilmente perso ma dato quell’alto indice di fabbricabilità di cui parlava il nostro assessore quel comparto ritorna in ogni caso a far gola a molti.
Oggi come allora ritorna quindi di attualità il grido <giù le mani dal Villaggio Azzurro> e sempre a quel grido vorrei che ritornassero in trincea anche quel gruppo di vecchi amici.
Galatina da oltre venti anni assiste ad un graduale e costante abbassamento numerico e ad un progressivo invecchiamento della sua popolazione; le morti hanno superato le nascite e gli anziani hanno superato i giovani.
La città invecchia, non ha fame di case, molte di esse sono vuote e sfitte.
La fame di case è cessata nel giorno in cui si ricorda l’ultima azione politica valida ed utile per la città ed i suoi cittadini, quella che pose fine al bisogno di case ed alla grossa speculazione che gravava su di esse con la nascita della 167 di cui bisogna riconoscere e ricordarne il merito a Giovanni Sabato.
Nell’ambito della realizzazione ( non ristrutturazione) di edilizia pubblica a Galatina, a parte qualche scuola, siamo addirittura fermi al Quartiere Fieristico ed al Palazzetto dello Sport che ci riportano ai tempi dell’on. De Maria ancora parlamentare.
Si dovrebbe ora ricominciare a pensare in termini di utilità sociale pensando alle nuove emergenze create da una società in continua trasformazione ed evoluzione.
La popolazione invecchia si diceva e gli anziani indigenti aumentano sempre più.
Non è più sufficiente per molti di essi l’assistenza domiciliare, serve un’assistenza più specifica, più qualificata, più continuata.
Un settore che si è quasi completamente concentrato in mani private che con i soldi pubblici hanno creato veri e propri affari privati imponendo anche il prezzo di mercato per l’accoglienza di un anziano nella propria struttura, prezzi che spesso sono sostenibili solo da un’utenza ristretta che ha una pensione gratificante o familiari che possono aiutarli ad integrare.
Per i possessori di una pensione sociale quella dei fatidici 516 euro, cosa fare?
Niente, o qualche parente ha la disponibilità e la possibilità di accoglierli nella propria casa oppure possono tranquillamente morire in solitudine.
Penso quindi ad un centro di accoglienza per anziani immerso nel verde, usufruibile ad un prezzo politico tipo l’equivalente di una pensione sociale.
Penso ad una cooperativa che gestisca il servizio e quindi si creino nuove possibilità di lavoro. Penso ad una struttura di aggregazione per i giovani in modo tale che giovani ed anziani possano interagire tra di loro.
Penso a tante altre cose che vorrei pensassimo tutti insieme a voce alta, purchè non sia il solito ritornello secondo il quale regaliamo il terreno ad un privato che in cambio di qualche centinaio di mq di muratura che ci <regala> acquisisce la licenza di libera cementificazione.
Pietro Zurico