CDR: Si o No? La maggioranza sceglie
Ni
Galatina, 13-09-2010- Non so se quella adottata
dalla maggioranza comunale sia stata la miglior soluzione per il
problema CDR-Colacem.
Troppe zone d’ombra hanno offuscato
lo scenario in cui si è dipanato il Consiglio Comunale che doveva
fornire un parere consultivo alla Provincia sulla richiesta della
Colacem tesa ad ottenere l’autorizzazione a poter bruciare CDR nei
propri forni al fine di poter abbassare (di alcuni milioni di euro)
il costo di produzione del proprio cemento.
Seppur condivisibili alcuni dubbi ed
alcune preoccupazioni da parte della maggioranza, lascia però
perplessi il risultato a cui si è giunti ed il come si è giunti.
Cominciamo dall’appello e
dall’assenza (giustificata) di due consiglieri della minoranza (Fedele e Viva).
Assenza giustificata è stato detto
ma forse bisognava spiegare se fosse giustificata da legittimo
impedimento a partecipare o per evitare di votare visto che
trattavasi, una in particolare, rappresentativa di interessi
economici connessi in qualche modo con l’azienda in oggetto.
Il dubbio è legittimo anche perché
alla luce dei vari interventi in aula la maggioranza ha dimostrato di
non avere omogeneità di vedute come chiaramente ha fatto capire e
detto il consigliere Nicola Surdo di Io Sud.
La stessa delibera in bianco con cui
la maggioranza si è presentata in Consiglio alla fine è sembrato
più un giochetto politico che una convinzione.
La maggioranza sapeva già
chiaramente cosa voleva fare e lo ha fatto imponendo l’ arida
logica dei numeri nel momento in cui ha capito che non avrebbe
ottenuto l’unanimità del Consiglio su ciò che intendeva fare.
In premessa alla propria delibera poi
scrive: < la combustione del CDR sul territorio comunale investe
problematiche di ben più vaste proporzioni, essendo direttamente
riferibile al ciclo integrato dello smaltimento dei rifiuti>.
Durante il Consiglio Comunale è
stato asserito, invece, che a precisa domanda se la Colacem avesse
bruciato CDR prodotto in loco, quello di Cavallino per intenderci,
l’azienda avrebbe risposto di no in quando trattasi di un tipo di
prodotto non idoneo alla propria produzione.
Di quali rifiuti, circa il CDR che
utilizzerà la Colacem, allora si parla in delibera? Quello prodotto
con i rifiuti della Campania o della Lombardia? Cosa abbiamo a che
fare noi con i rifiuti delle altre regioni se dobbiamo pensare già a
dover smaltire i nostri?
Non vorrei che il tutto finisse come
con l’energia elettrica ove circa l’80% della produzione pugliese
viene esportato in altre regioni ed intanto oltre a tenerci Cerano a
regime pieno stiamo cedendo le nostre campagne alla speculazione
fotovoltaica..
Credo che la credibilità di una
amministrazione passi anche attraverso certe battaglie e certe prese
di posizione senza doversi ogni volta nascondere dietro al fatto che
le materie sono di competenza regionale o provinciale.
Tanto sappiamo tutti, di chiunque
siano le competenze, certe scelte dove e come maturino e volendo
anche come si blocchino o si facciano cambiare.
Resta infine un’ultima
considerazione.
Oltre Galatina altre 4
amministrazioni comunali sono state investite del nostro stesso
compito di fornire un parere sul CDR.
Tutte e 4 hanno espresso parere
negativo (Sogliano mi dicono lo esprimerà il 23 c.m.).
Due son le cose: o la saggezza passa
soltanto dall’amministrazione comunale di Galatina oppure, salva
la naturale buona fede dei nostri amministratori, stiamo prendendo un
granchio colossale.
Speriamo di no.
Personalmente, da cittadino, mi
convinceva maggiormente la proposta alternativa della minoranza e
cioè quella di fornire momentaneamente un parere negativo, poi
mettere in funzione tutti gli accorgimenti tecnici di controllo e
rilevazione a cui si fa riferimento in delibera e se tutto fosse OK
il prossimo anno o fra sei mesi la Colacem ripresenta la sua
richiesta e le verrà concessa l’autorizzazione.
Ciò per due motivi che ritengo
validi: il primo che la Colacem è stata già bloccata una volta nel
2006 dall’ARPA nell’utilizzo di CDR per emissioni inquinanti
oltre la norma, la seconda perché l’azienda, è stato ribadito più
volte, non ha per il momento paventato nell’immediato la perdita
di nessun posto di lavoro.
Per salvaguardare il gregge non
vorrei che si attendesse quando che il lupo sia già entrato nello
steccato. Meglio rafforzarlo ed adeguarlo, magari con celerità,
prima che l’evento si verifichi.
Pietro Zurico