Galeotto fu il matrimonio e chi lo
celebrò
Galatina, 04-10-2010 - <Questo
matrimonio non s’ha da fa…..> disse il bravo con tono di
comando nell’orecchio di un impaurito Don Abbondio.
Scene di un matrimonio assai
tribolato di manzoniana memoria.
In fatto di matrimoni
tribolati bisogna dire, però, che non si scherza neppure oggi almeno
a giudicare dalle dispute veementi che sono state scatenate da parte
del consigliere PD Daniela Sindaco contro
l’ex sindaco, nonché sua compagna di partito, Sandra
Antonica riguardo ad un matrimonio celebrato
con rito civile giorni fa ed in cui quest’ultima ha svolto funzioni
di ufficiale dello stato civile su delega del sindaco Giancarlo
Coluccia.
La consigliera Daniela Sindaco è anche avvocato e
quindi mi meraviglia non conosca l’art. 2, al terzo comma del dpr
396/2000 che così recita:
< Le funzioni di
ufficiale dello stato civile possono essere delegate ai dipendenti a
tempo indeterminato del comune, previo superamento di apposito corso,
o al presidente della circoscrizione ovvero ad un consigliere
comunale che esercita le funzioni nei quartieri o nelle frazioni, o
al segretario comunale. Per il ricevimento del giuramento di cui
all'articolo 10 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, e per la
celebrazione del matrimonio, le funzioni di ufficiale dello stato
civile possono essere delegate anche a uno o più consiglieri o
assessori comunali o a cittadini italiani che
hanno i requisiti per la elezione a consigliere comunale>.
Dove consisterebbe, dunque, il problema per il
sindaco Coluccia a delegare o per Antonica ad essere delegata?
Salvo dimostrazione contraria Antonica è una
cittadina italiana ed ha i requisiti per la elezione a consigliere
comunale ed allora perché tutta questa sceneggiata?
Il problema, invece, è sicuramente di altra
natura e questa del matrimonio è solo una messa in scena di facciata
seppur di cattivissimo gusto perché rimarca ancor più la tensione
che vige all’interno del PD tra le varie anime del partito.
Il PD perde consensi, fiducia, ed invece di
ricompattarsi per recuperare il terreno perduto cosa fanno? Vanno
allo scontro frontale l’un contro l’altro armati.
Sembra di assistere ad un altro dei celeberrimi
bozzetti di manzoniana memoria.
Ricordate, sempre nei Promessi Sposi, i capponi
che Renzo Tramaglino portava in dono all’Azzecca-garbugli pensando
che questi lo avrebbe difeso dalle angherie di Don Rodrigo?
Erano legati, sbatacchiati, destinati a finire in
una pentola eppur non trovavano di meglio che impegnarsi < a
beccarsi l'uno con l'altro, come accade troppo sovente tra compagni
di sventura>.
Il PD, in particolare, ed il centro-sinistra in
generale, avrebbe bisogno di ben altro per riconquistare la fiducia
del proprio elettorato.
Il PD non può dimenticare di essere il maggior
partito di centro sinistra.
Ad esso dovrebbe toccare il compito di prendere
il testimone saldamente tra le mani e guidare la coalizione verso
l’unità e verso una seria ed efficace opposizione a Palazzo
Orsini.
Purtroppo non è così. Il Pd dimostra oggi di
essere solo in grado di autoreferenziarsi promuovendo iniziative
autonome rispetto al resto della sinistra come nel caso del CDR della
Colacem.
Lo stesso dicasi sia per il fotovoltaico che per
le antenne Wind.
Bisogna anche aggiungere che non trattasi solo di
iniziative e manifestazioni autonome ma anche spesso contrastanti nei
giudizi e nelle dichiarazioni pubbliche che vengono fatte dai suoi
vari componenti di partito.
Potrebbe essere saggia la decisione di azzeramento
adottata dalla segreteria politica in questi giorni ma solo se ciò
significherà effettiva volontà di ristrutturazione del partito e
rottamazione politica, per usare una terminologia cara al sindaco di
Firenze, di alcuni soggetti sia interni che aggregati .
E non sono io a dirlo ma sono stati gli stessi
elettori con il loro voto.
Se ciò non fosse diverrebbe soltanto un’occasione
per poter continuare a consumare, sotto l’egida di una pseudo
democrazia, vendette personali per restaurare o consolidare propri
centri di potere a discapito di altri o per continuare a beccarsi
come i capponi di Renzo Tramaglino.
Pietro
Zurico