Gent.mo Rag. Piero D'Errico,
Rispondo alla Sua lettera di
qualche tempo fa su "Galatina.it" e Le chiedo
scusa per il ritardo.
La
ringrazio e ricambio la considerazione che ha per me: leggere i Suoi
versi,
e gustarli, nella quiete silenziosa della notte, con la sola compagnia
di un
bicchiere di buon vino del nostro Salento, è stata per me un'esperienza,
un
piacere intellettuale che consiglio alle persone più care. Nei Suoi
componimenti ho visto il fluire di sentimenti genuini, non soffocati da un
super-io adulto, e che per questo giungono puri al lettore come quelli di un
bambino. Infatti trovo che la parola in Lei conservi una freschezza
infantile,
incontaminata dalle sovrastrutture culturali "alte" di chi
"possiede" il
sapere, per studi o per censo. Le rime baciate hanno la
"naiveté" di un
Antonio Ligabue della poesia, allitterazioni ed assonanze
generano una
musicalità quasi ipnotica, che culla chi legge e lo trascina in
uno stato di
grazia primigenia.
Ma, come dicevo qualche tempo fa,
intuisco in Lei anche la sensibilità di chi
ha capacità di immedesimazione,
di empatia; di chi, generoso di sè, presta la
sua opera in favore
dell'Umanità dolente e bisognosa: in particolare, la poesia
"Ti aspetto
sveglia" mi rende intatta la "pietas" di una madre contemporanea,
in
apprensione per una figlia che si affaccia alla vita adulta, alle sue
promesse, ai suoi pericoli.
Non soltanto: ammiro la grande coerenza nel
pubblicare la Sua produzione
attraverso un mezzo "popolare" come un
periodico di free-press, perchè Lei sa
che l'Arte, come i figli, non può
essere posseduta ma solo generata e donata al
mondo.
Continui così, amico
Piero, continui a regalarci emozioni.
Con stima
Pasquino Galatino