Gentile Professor Valente,
Vengo benevolmente ripreso da un amico lettore perché, a suo dire, mi sarei “imborghesito”: la mia penna avrebbe perso in parte il suo veleno, e Lor Signori Amministratori di questa Città non sarebbero più i bersagli “amati” da Pasquino Galatino.
E’ ben vero che mi sono un poco autocensurato; preferisco non entrare a piè pari nel clima elettorale locale. Se poi qualche personaggio mitologico si mostrerà meno permaloso e più obiettivo con sé stesso e con la sua azione, riprenderò a parlarne, graffiando se del caso. Tra qualche tempo, quando le mie opinioni non potranno più essere interpretate secondo convenienza politica, tornerò a mostrare gli strappi ai pantaloni dell’elegante smoking di questo esecutivo cittadino.
La cosa che invece noto con piacere è che, finalmente, più d’uno segnala a Galatina.it le situazioni di incuria e di pericolo presenti in Città, e lo fa da cittadino e da tecnico, con la competenza specifica dell’urbanista. Non attribuisco a Pasquino il merito di aver piantato un seme che sta generando una pianta rigogliosa, ma mi sembra di capire che qualcuno dei 30000 si sia stancato di starsene in silenzio a subire supinamente lo scempio e il disagio. Democrazia è partecipazione, per abusare ancora una volta delle mie amate citazioni: qui è il compianto Giorgio Gaber a mostrare la via.
Ma voglio parlare d’altro, di un argomento che purtroppo ci tocca tutti da vicino. Permetto a Voi lettori uomini di reiterare l’usato osceno gesto apotropaico, se credete nella scaramanzia: nessuno vi vede. Però è la sola nota leggera che consento a me di scrivere ed a Voi di leggere: perché è passata appena una settimana dalla scomparsa di un uomo giovane, colpito dal male terribile che non osiamo nominare, l’ennesima vittima dalle nostre parti. Un’altra vedova ed altri bambini senza padre. Da profano mi chiedo se c’è una ratio nella crescita esponenziale dei casi di tumore nelle nostre zone, se la causa è quella aria malata di cui parlano genericamente i nostri vecchi, con una saggezza premonitrice ed incompresa.
Lo scrivente è stato toccato negli
affetti dal male: solo
In nome dei loro cari chiediamo a voce alta alle Autorità competenti, queste entità astratte che invece hanno i volti di chi deve fare prevenzione e monitoraggio per la salute pubblica, di spiegarci perché nella nostra provincia quel male aggredisce sempre più, e persone sempre più giovani. Prima e meglio della statistica ce lo dice la cronaca.
Vorremmo una risposta: possibilmente non quella di Barbariccia nel XXI canto dell’Inferno.
Con amicizia,
Pasquino Galatino
Gentile Pasquino,
alle 2.58 di questa lunga notte del 28 maggio 2009 gli unici versi del XXI canto dell'Inferno che mi sembra ci riguardino indirettamente sono quelli che vanno dal 58 al 60.
Tra male gatte era venuto il sorco;
Ma Barbariccia il chiuse con le braccia;
E disse:"State in la' mentr'io lo 'nforco".
Potrei sbagliarmi. Attendiamo, dunque, Suoi lumi.
Con simpatia (in senso letterale). (d.v.)
In una preziosa "comunicazione di servizio" il professor (egli sì, non io!) Pasquino mi ricorda che il verso più grevemente famoso del Canto XXI è il notissimo 139: "ed elli avea del cul fatto trombetta".
"Volevo dire che ad una domanda precisa della gente sull'incremento dei casi di cancro nel leccese ed in particolare nella zona di Galatina, le famose autorità competenti non diano risposte evasive o peggio canzonatorie. Si DEVE sapere perchè e percome".- sottolinea, poi, la nostra loquace statua galatinese.
Ieri notte dormivo e sono andato a rileggere il Canto XXII invece del XXI. Ad aprirmi gli occhi è stato sempre Pasquino che voglio pubblicamente ringraziare.(d.v.)