L’apneista ci vede più
chiaro
“Nell’apnea molto profonda le
normali maschere non si possono usare, nemmeno quelle a volume ridottissimo”,
spiega Luca Mercatelli dell’Inoa-Cnr. “La maschera, in immersione, all’aumentare
della profondità, deve essere compensata immettendovi aria dal naso. Ma farlo a
profondità elevata è impensabile, a causa della legge di Boyle: il volume è
inversamente proporzionale alla pressione e se la pressione ambiente è elevata,
come accade ad alta profondità, la compensazione della maschera potrebbe
richiedere fino al 15-20% della capacità polmonare”.
Per scendere negli abissi con un
sistema di visione efficace, senza sprecare aria, si sono utilizzati nel tempo
diversi sistemi. Enzo Maiorca, in un’intervista a Mondo Sommerso del 1984,
spiegava il funzionamento dei suoi occhialini forati e allagabili, dotati di una
lente correttiva da 120 diottrie.
“L’idea di riempire gli
occhialini di liquido e correggere la rifrazione con una lente opportuna non è
nuova nel mondo dell’apnea profonda”, sottolinea il ricercatore del Cnr, “però
con questo sistema si vede bene soltanto sott’acqua, e non in superficie, al
momento della riemersione”. La riemersione da un’apnea profonda è un momento
estremamente delicato: pochi attimi di indecisione, per individuare la boa di
appoggio e i compagni deputati all'assistenza, possono facilitare il
verificarsi di un incidente.
“L’importante novità del nostro
sistema è quella di assicurare una buona visione anche all’emersione”, prosegue
Mercatelli. “Gli occhiali che abbiamo realizzato non devono essere tolti quando
si riemerge, e la sicurezza dell’apneista ne trae vantaggio”. L'idea è stata
brevettata internazionalmente (Diving Mask for Underwater and Air Vision,
PCT/IB2009/051985) ed è pronta ad essere ulteriormente migliorata ed
ingegnerizzata a livello industriale.
“Il sistema ottico comprende una
lente convergente e diverse camere divise da setti trasparenti”, chiarisce il
ricercatore. “Quando il sistema si trova in acqua le camere si riempiono
d'acqua: in sostanza ‘lavora’ esclusivamente la lente convergente. Alla
riemersione però, l'acqua di una delle camere defluisce attraverso dei fori,
mentre quella di un'altra, non forata, rimane all'interno. L'occhio in entrambe
i casi si trova sempre a contatto con soluzione fisiologica, non irritante,
mantenuta all'interno degli occhialini grazie alla pressione dei poggia-occhio
in silicone.
Il sistema ottico, per il
principio con il quale è progettato, consente alla riemersione la formazione di
una ‘lente d'acqua’, che neutralizza l'effetto della lente convergente, rendendo
possibile la visione anche in aria. La visione corretta si ripristina
immediatamente appena si alza la testa dall'acqua, dato che lo svuotamento del
setto forato è istantaneo”.
In figura è riportato il prototipo di occhialini per apnea realizzato con scafo in prototipazione rapida e lenti minerali lavorate al Cnr-Inoa.