L’Istituto manterrà una struttura a tre poli,
Lecce, Modena,
Pisa, dove sarà la sede istituzionale. L’insieme della strumentazione
disponibile raggiunge un valore stimato di oltre 50 milioni di euro,
ben due
terzi dei finanziamenti provengono da contratti con le imprese o
progetti di
ricerca. Il personale di ricerca conta oltre 200 ricercatori, più della
metà
giovani provenienti da discipline diverse e da laboratori
internazionali.
Grazie alla collaborazione con gli atenei che ospitano i tre poli
(Università
di Modena e Reggio Emilia, del Salento, e Scuola Normale Superiore),
l’Istituto
forma ogni anno oltre 20 dottori di ricerca.
“La costituzione dell’Istituto nanoscienze ha il
suo punto
di forza nella convergenza di eccellenze consolidate e di livello
internazionale”, afferma la direttrice Lucia Sorba. “Puntiamo ora a
promuovere
nuove sinergie, potenziare al meglio competenze e risorse, offrire un
punto di
riferimento per la ricerca e l’innovazione tecnologica nel settore
nano. Il
nostro paese ne ha bisogno per poter competere su standard
internazionali. Il
convegno è un’occasione non solo per presentare il nuovo Istituto: in
questi
giorni si riuniranno più di 120 ricercatori, tra fisici, chimici,
biologi, per
presentare i risultati più
recenti e attivare nuovi progetti comuni”.
All’incontro parteciperanno il presidente del Cnr, Luciano Maiani, e
Massimo
Inguscio, direttore del Dipartimento Materiali e dispositivi dell’Ente
a cui il
nuovo istituto fa capo.
Le attività di ricerca dell’Istituto nanoscienze
coprono uno
spettro ampio, che spazia dalla comprensione dei fenomeni fisici alla
scala dei
nanometri fino alla loro applicazione per tecnologie innovative, come
dispositivi per la nanoelettronica, nanobiosensori per la medicina,
materiali
innovativi per l’energetica e la meccanica.
Ne sono un esempio le ricerche sulle Dssc (dye sensitized solar cell) condotte al
polo Nnl di Lecce, dove si studiano nuovi materiali per produrre celle
solari in
cui a catturare la luce è una tintura organica, alternative al silicio,
semitrasparenti e flessibili, che potranno integrarsi con pareti e
vetrate
degli edifici contribuendo alla produzione energetica delle abitazioni.
Altro
ambito di frontiera è la nanobioelettronica, che studia come fabbricare
sistemi
elettronici con molecole prese in prestito dal mondo biologico. Tra i
temi di
punta dell’Istituto, sia al Nest di Pisa che al polo S3 di Modena, ci
sono
anche gli studi sul grafene, il ‘materiale più sottile del mondo’,
grande
promessa della scienza dei materiali e candidato a sostituire i semiconduttori.