E'
morto Benoît Mandelbrot, e la cosa non fa notizia. In questa società
succube di mass media degradati e degradanti, una parola per uno dei più
grandi matematici della Storia non c'è.
Mandelbrot
è stato un visionario, un eroe dell'innovazione in Matematica, un
voracissimo curioso innamorato del Sapere. Che non ha mai disdegnato,
allo stesso tempo, di occuparsi di cose molto concrete come l'andamento
dei mercati azionari. E che, nel farlo, ha elaborato un'elegantissima
nuova branca della Matematica chiamata geometria frattale.
Non
si parla di cose astratte: la geometria frattale non è altro che
l'unico modo possibile per disegnare un cavolfiore. Come rette e archi
servono per disegnare la pianta di una casa, come la prospettiva serve a
dare l'idea della tridimensionalità, così i frattali sono necessari per
disegnare un cavolfiore. Anzi, per dirla con una parola grossa, tutte
le figure autosimili, nelle quali cioè la parte è una
riproduzione in scala del tutto. Come un fiocco di neve, come le
ramificazioni di un albero, come il profilo di una costa, o i grafici
degli andamenti dei titoli di borsa. E come la moderna rete Internet, in
diversi suoi aspetti, anche se forse non appare a prima vista.
Mandelbrot
elaborò le sue teorie con coraggio, incurante delle iniziali diffidenze
della comunità scientifica, ancora impreparata a confrontarsi con chi
aveva saputo addomesticare la dimensione frazionaria, dando forma
a qualcosa in bilico tra il bidimensionale ed il tridimensionale. Ma
questa è la Ricerca, proprio quella che il nostro Paese uccide sempre
più.
Mandelbrot
ha insegnato a tanti di noi un nuovo modo di guardare alle cose, ed il
tributo che gli dobbiamo è enorme. Ma anche a chi non vuole perdersi
dietro la complessità del mondo frattale resta un'eredità ricchissima:
le immagini che scaturiscono dai frattali, infatti, sono di una
suggestione imbarazzante. Provare per credere, Google docet.
Angelo Coluccia