----- Original Message -----
From: <maxeco@libero.it>
To: <dinovalente@galatina.it>
Sent: Sunday, April 05, 2009 8:53 PM
Subject: Galatina ha bisogno di un Pasquino?

Gentile Direttore,
approfitto nuovamente  del suo tempo e del suo spazio mediatico.

L’argomento che vorrei affrontare certamente non brilla per tempestività ma
il tempo e il lavoro sono i miei tiranni (sono una tremenda diarchia) e mi
concedono solo poco spazio per le cose piacevoli (famiglia compresa ahimè).

Galatina ha bisogno di un Pasquino?

Devo dire che ho letto da subito con molto piacere le lettere che PG (come
lui stesso si abbrevia) le invia e le faccio i miei complimenti per l’arguzia
che ha avuto nel creare quello spazio. E PG certamente non si tira indietro
nell’affrontare temi “scottanti”, altrimenti che Pasquino sarebbe ?!
Ma la domanda mi è quasi sorta subito e in modo spontaneo.

Le origini di Pasquino sono nella Roma dei papi, nella Roma del potere
temporale, dove ci voleva veramente poco, anche una semplice rima, per essere
sbattuto in carcere.

Mi chiedo, oggi c’è bisogno dell’anonimato per esprimere liberamente il
proprio pensiero?

Poi mi sono ricordato di una pagina del CorSera di qualche mese fa che
riportava un inedito di Mark Twain e sono subito corso a ripescarlo dalla pila
di ritagli e scartoffie che sovrasta la mia scrivania.

“Un privilegio di cui nessuna persona vivente gode: la libertà di parola. Chi
è in vita non è del tutto privo, a rigore, di un tal privilegio, ma dato che lo
possiede solo come vuota formalità e sa di non poterne far uso, non possiamo
considerarlo un effettivo possesso”.

“….il prezzo da pagare è assai alto, può comportare la rovina economica di un
uomo, può fargli perdere amici, …”

“La libertà di parola è il privilegio dei morti, il monopolio dei morti. Essi
possono dire quel che pensano senza ferire.”

I passaggi di Twain sono molto forti e forse non pertinenti, ma quante volte
io, ma immagino anche lei, per l’interesse che mostro verso la politica (a dire
il vero oggi molto meno) mi sono sentito dire:

“Ma chi te lo fa fare”
“Stai attento perché adesso sei ben considerato da tutti, ma nel momento in
cui farai una scelta non sarà più così”
 “Ma che interesse hai ad intervenire ?”
ecc, ecc.

Penso che di questi pensieri e frasi si possano scrivere enciclopedie.

Forse è proprio come scrive Twain. Forse di un Pasquino le società avranno
sempre bisogno. Ma, pur lasciando aperta la mia domanda iniziale e senza
riposta, mi consenta di chiudere questa mia breve scrivendo: “Che tristezza!”

Cordialmente
Massimo Negro


Gentile Massimo (...) (d.v.)