Gentile Direttore,
approfitto nuovamente del suo tempo e
del suo spazio mediatico.
L’argomento che vorrei affrontare certamente
non brilla per tempestività ma
il tempo e il lavoro sono i miei tiranni
(sono una tremenda diarchia) e mi
concedono solo poco spazio per le cose
piacevoli (famiglia compresa ahimè).
Galatina ha bisogno di un
Pasquino?
Devo dire che ho letto da subito con molto piacere le lettere
che PG (come
lui stesso si abbrevia) le invia e le faccio i miei complimenti
per l’arguzia
che ha avuto nel creare quello spazio. E PG certamente non si
tira indietro
nell’affrontare temi “scottanti”, altrimenti che Pasquino
sarebbe ?!
Ma la domanda mi è quasi sorta subito e in modo
spontaneo.
Le origini di Pasquino sono nella Roma dei papi, nella Roma
del potere
temporale, dove ci voleva veramente poco, anche una semplice
rima, per essere
sbattuto in carcere.
Mi chiedo, oggi c’è bisogno
dell’anonimato per esprimere liberamente il
proprio pensiero?
Poi mi
sono ricordato di una pagina del CorSera di qualche mese fa che
riportava un
inedito di Mark Twain e sono subito corso a ripescarlo dalla pila
di ritagli
e scartoffie che sovrasta la mia scrivania.
“Un privilegio di cui nessuna
persona vivente gode: la libertà di parola. Chi
è in vita non è del tutto
privo, a rigore, di un tal privilegio, ma dato che lo
possiede solo come
vuota formalità e sa di non poterne far uso, non possiamo
considerarlo un
effettivo possesso”.
“….il prezzo da pagare è assai alto, può comportare
la rovina economica di un
uomo, può fargli perdere amici, …”
“La
libertà di parola è il privilegio dei morti, il monopolio dei morti. Essi
possono dire quel che pensano senza ferire.”
I passaggi di Twain sono
molto forti e forse non pertinenti, ma quante volte
io, ma immagino anche
lei, per l’interesse che mostro verso la politica (a dire
il vero oggi molto
meno) mi sono sentito dire:
“Ma chi te lo fa fare”
“Stai attento
perché adesso sei ben considerato da tutti, ma nel momento in
cui farai una
scelta non sarà più così”
“Ma che interesse hai ad intervenire ?”
ecc,
ecc.
Penso che di questi pensieri e frasi si possano scrivere
enciclopedie.
Forse è proprio come scrive Twain. Forse di un Pasquino le
società avranno
sempre bisogno. Ma, pur lasciando aperta la mia domanda
iniziale e senza
riposta, mi consenta di chiudere questa mia breve
scrivendo: “Che tristezza!”